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Unità 9
La guerra del Peloponneso
1. Verso la guerra del Peloponneso
Aggressività ateniese Dopo la rottura dell’alleanza con Sparta e l’ascesa al potere di
Pericle, Atene intraprese una politica estera decisamente aggressiva. Forte delle risorse
della Lega delio-attica, Pericle promosse, da un lato, una forte iniziativa di espansione
della sfera di influenza ateniese nel Mediterraneo orientale; dall’altro, un energico inter-
vento di ridimensionamento delle potenze navali greche non appartenenti alla Lega de-
lio-attica.
Sul fronte del Mediterraneo orientale, gli Ateniesi riportarono un totale insuccesso. La
spedizione inviata nel 460 a.C. in Egitto per sostenere la ribellione di un principe locale
contro la Persia si risolse, nel 454, in un disastro totale. Anche la grande spedizione in-
viata nel 449 a.C. per strappare Cipro ai Persiani dovette essere richiamata senza aver ri-
portato risultati significativi. Ciò indusse nello stesso anno gli Ateniesi a sottoscrivere con
la Persia un accordo informale, la pace di Callia (dal nome del negoziatore ateniese pres-
so il Gran Re), che sancì le rispettive aree di influenza: i Persiani si impegnarono a non
penetrare nell’Egeo e a rispettare le città greche dell’Asia Minore; gli Ateniesi a non in-
tervenire in Egitto e a Cipro.
In Grecia, invece, un forte focolaio di tensioni fu acceso dall’alleanza stabilita da Atene
con Megara, città situata nell’Istmo di Corinto, fino ad allora aderente alla Lega pelo-
ponnesiaca, ma soprattutto importante nodo strategico dal punto di vista commerciale
poiché dotata di porti sia sul Golfo di Saronico (lo stesso su cui si affaccia Atene) sia sul
Golfo di Corinto. L’evidente intenzione ateniese di ridimensionare Corinto, grande po-
tenza navale e commerciale e principale alleata di Sparta, scatenò la guerra. Furono i Co-
rinzi a dichiararla, ma in seguito intervennero direttamente gli Spartani stessi. Il conflit-
to si trascinò con alterne vicende fino al 445 a.C., quando Atene, Sparta e le rispettive le-
ghe stipularono una pace trentennale, con l’impegno a dirimere eventuali contese in via
pacifica. Pericle fu molto probabilmente indotto a questo passo per far fronte all’ormai
annunciato disastro della spedizione inviata in Egitto.
Ma Atene riprese ben presto a colpire gli interessi corinzi, attuando una serie di autenti-
che provocazioni. Particolarmente grave fu l’ingiunzione a Potidea, colonia corinzia si-
tuata nella penisola calcidica ma appartenente alla Lega delio-attica, di interrompere ogni
rapporto con la madrepatria. Atene vietò quindi agli abitanti di Megara, particolarmen-
te attivi nel commercio di stoffe di lana, di frequentare i mercati e i porti della Lega de-
lio-attica.
Ultimatum spartano Sparta ingiunse a sua volta ad Atene di rinunciare a Potidea, di
ritirare il decreto contro Megara e di garantire l’autonomia delle città della Lega delio-at-
tica. In questo modo essa assunse il ruolo di chi voleva difendere la libertà di tutte le po-
leis greche contro la prepotenza di una città dispotica e pericolosa.
Il rifiuto di Atene segnò l’inizio della guerra del Peloponneso, che durò dal 431 al 404
a.C. e coinvolse quasi tutte le città del mondo greco, segnando una svolta nella loro sto-
ria. Gli antichi e i moderni hanno discusso molto sulle responsabilità di questo grande
conflitto: l’interpretazione più profonda si deve allo storico ateniese Tucidide, che fu con-
temporaneo di questi avvenimenti e ne fece oggetto della sua opera. Egli li vide come l’i-
nevitabile esito di due fattori concomitanti: 1. l’intraprendenza di una potenza marittima
in espansione qual era Atene, che si esprimeva in una politica dinamica e incalzante; 2. i
timori di Sparta e dei suoi alleati, che da questa intraprendenza si sentivano minacciati e
volevano evitare che il dominio ateniese delle rotte marittime soffocasse la loro economia
e la loro libertà. La causa immediata della guerra risale alla reazione di Sparta e degli al-
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