Page 238 - Profili di Storia
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                                                                                   La guerra del Peloponneso


                        con iniziative martellanti e audaci, estendere il conflitto agli scenari più imprevedibili. A
                        tale proposito, l’episodio più significativo fu la spedizione contro Melo, l’unica delle iso-
                        le Cicladi che non aveva aderito alla Lega delio-attica, rimanendo, però, neutrale. Cinti
                        d’assedio, i Melii cercarono di far valere le loro ragioni sul piano giuridico e diplomatico;
                        per tutta risposta, l’isola fu occupata e i suoi abitanti massacrati o ridotti in schiavitù.
                         Il miraggio siciliano A determinare la svolta della guerra furono gli avvenimenti di Si-
                        cilia. Alcibiade decise di approfittare dei contrasti che in Sicilia dividevano gli alleati di
                        Sparta e quelli di Atene per imporre l’egemonia ateniese sull’isola. La Sicilia era allora
                        una terra ricchissima, e le sue risorse, secondo Alcibiade, sarebbero state decisive per
                        sconfiggere Sparta. Il fulcro delle operazioni doveva spostarsi dalla Grecia alla Sicilia per
                        poi ritornare in Grecia. Il prestigio di Alcibiade era alle stelle. Non fu quindi difficile al-
                        la sua trascinante oratoria ottenere dall’assemblea la decisione favorevole all’intervento.
                        L’allestimento della spedizione coinvolse tutte le risorse finanziarie della città e portò al-
                        la costituzione di un’armata imponente: 134 triremi con un equipaggio di 25.000 uomini  erme
                        oltre a 6400 soldati delle truppe da sbarco. Il comando fu affidato a tre strateghi dotati  Pilastri di marmo o di bronzo
                        di pieni poteri: Alcibiade, Nicia, Lamaco. La flotta partì da Atene nel 415 a.C. in un’at-  sormontati dal busto del dio Ermes
                                                                                                            che adornavano le vie della città.
                        mosfera festosa, con le più brillanti prospettive. Nessuno poteva immaginare che quei ma-
                        rinai e quei soldati andavano incontro alla morte, Atene alla sconfitta.
                         Il richiamo di Alcibiade L’armata ateniese era appena approdata in Sicilia quando ar-
                        rivò un messo che ordinò ad Alcibiade di rientrare in patria. Era accaduto che i suoi an-
                        tagonisti politici, appartenenti a una piccola ma accanita fazione oligarchica, avevano po-  † Interno delle Latomìe
                        co prima della partenza danneggiato le erme, effigi del dio Ermes che adornavano le vie  Le cave di pietra che si trovano nei
                                                                                                           pressi di Siracusa, chiamate
                        della città. Essi sparsero subito la voce che il responsabile del sacrilegio era Alcibiade:  Latomìe, furono usate come prigione
                        l’accusa era assolutamente infondata, ma trovò terreno fertile perché sembrava confer-  per circa due mesi per migliaia di
                                                                                                           Ateniesi e di loro alleati sconfitti
                        mata da alcuni atteggiamenti irreligiosi e spregiudicati manifestati in altre circostanze da  dall’esercito siracusano nel 414 a.C.
                        Alcibiade.
                        Da un momento all’altro Alcibiade si vide privato del co-
                        mando di quell’impresa che tanto aveva voluto, costretto a
                        un umiliante rientro in patria per discolparsi da accuse in-
                        famanti, esposto ai rischi di una condanna a morte. Con un
                        gesto di orgoglio aristocratico, egli si rifugiò a Sparta e co-
                        minciò a vendicarsi dei concittadini ingrati e ingiusti. Da
                        questa torbida vicenda Atene subì un grave contraccolpo:
                        l’armata di Sicilia perse infatti il più prestigioso e capace dei
                        suoi generali, mentre Sparta acquisì un consigliere di valo-
                        re inestimabile, che conosceva alla perfezione i punti di for-
                        za e di debolezza dell’esercito ateniese.
                         L’assedio di Siracusa In Sicilia, gli strateghi ateniesi Ni-
                        cia e Lamaco si trovarono fin dall’inizio di fronte a una si-
                        tuazione più difficile del previsto. La forza della principale
                        nemica, Siracusa, fu certamente sottovalutata dagli Atenie-
                        si: la città aveva da qualche tempo abbattuto la tirannide e
                        instaurato una democrazia moderata; la sua economia era
                        solida tanto nell’agricoltura quanto nel commercio; il suo
                        esercito e la sua flotta efficienti; il suo sistema di alleanze
                        nell’isola sufficientemente compatto.
                        Nel 414 a.C. gli Ateniesi riuscirono tuttavia a stringere Si-
                        racusa in una morsa di ferro, sia dalla terra sia dal mare. La

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