Page 238 - Profili di Storia
P. 238
P1_Modulo03b.qxp 22-02-2010 9:49 Pagina 223
Unità 9
La guerra del Peloponneso
con iniziative martellanti e audaci, estendere il conflitto agli scenari più imprevedibili. A
tale proposito, l’episodio più significativo fu la spedizione contro Melo, l’unica delle iso-
le Cicladi che non aveva aderito alla Lega delio-attica, rimanendo, però, neutrale. Cinti
d’assedio, i Melii cercarono di far valere le loro ragioni sul piano giuridico e diplomatico;
per tutta risposta, l’isola fu occupata e i suoi abitanti massacrati o ridotti in schiavitù.
Il miraggio siciliano A determinare la svolta della guerra furono gli avvenimenti di Si-
cilia. Alcibiade decise di approfittare dei contrasti che in Sicilia dividevano gli alleati di
Sparta e quelli di Atene per imporre l’egemonia ateniese sull’isola. La Sicilia era allora
una terra ricchissima, e le sue risorse, secondo Alcibiade, sarebbero state decisive per
sconfiggere Sparta. Il fulcro delle operazioni doveva spostarsi dalla Grecia alla Sicilia per
poi ritornare in Grecia. Il prestigio di Alcibiade era alle stelle. Non fu quindi difficile al-
la sua trascinante oratoria ottenere dall’assemblea la decisione favorevole all’intervento.
L’allestimento della spedizione coinvolse tutte le risorse finanziarie della città e portò al-
la costituzione di un’armata imponente: 134 triremi con un equipaggio di 25.000 uomini erme
oltre a 6400 soldati delle truppe da sbarco. Il comando fu affidato a tre strateghi dotati Pilastri di marmo o di bronzo
di pieni poteri: Alcibiade, Nicia, Lamaco. La flotta partì da Atene nel 415 a.C. in un’at- sormontati dal busto del dio Ermes
che adornavano le vie della città.
mosfera festosa, con le più brillanti prospettive. Nessuno poteva immaginare che quei ma-
rinai e quei soldati andavano incontro alla morte, Atene alla sconfitta.
Il richiamo di Alcibiade L’armata ateniese era appena approdata in Sicilia quando ar-
rivò un messo che ordinò ad Alcibiade di rientrare in patria. Era accaduto che i suoi an-
tagonisti politici, appartenenti a una piccola ma accanita fazione oligarchica, avevano po- † Interno delle Latomìe
co prima della partenza danneggiato le erme, effigi del dio Ermes che adornavano le vie Le cave di pietra che si trovano nei
pressi di Siracusa, chiamate
della città. Essi sparsero subito la voce che il responsabile del sacrilegio era Alcibiade: Latomìe, furono usate come prigione
l’accusa era assolutamente infondata, ma trovò terreno fertile perché sembrava confer- per circa due mesi per migliaia di
Ateniesi e di loro alleati sconfitti
mata da alcuni atteggiamenti irreligiosi e spregiudicati manifestati in altre circostanze da dall’esercito siracusano nel 414 a.C.
Alcibiade.
Da un momento all’altro Alcibiade si vide privato del co-
mando di quell’impresa che tanto aveva voluto, costretto a
un umiliante rientro in patria per discolparsi da accuse in-
famanti, esposto ai rischi di una condanna a morte. Con un
gesto di orgoglio aristocratico, egli si rifugiò a Sparta e co-
minciò a vendicarsi dei concittadini ingrati e ingiusti. Da
questa torbida vicenda Atene subì un grave contraccolpo:
l’armata di Sicilia perse infatti il più prestigioso e capace dei
suoi generali, mentre Sparta acquisì un consigliere di valo-
re inestimabile, che conosceva alla perfezione i punti di for-
za e di debolezza dell’esercito ateniese.
L’assedio di Siracusa In Sicilia, gli strateghi ateniesi Ni-
cia e Lamaco si trovarono fin dall’inizio di fronte a una si-
tuazione più difficile del previsto. La forza della principale
nemica, Siracusa, fu certamente sottovalutata dagli Atenie-
si: la città aveva da qualche tempo abbattuto la tirannide e
instaurato una democrazia moderata; la sua economia era
solida tanto nell’agricoltura quanto nel commercio; il suo
esercito e la sua flotta efficienti; il suo sistema di alleanze
nell’isola sufficientemente compatto.
Nel 414 a.C. gli Ateniesi riuscirono tuttavia a stringere Si-
racusa in una morsa di ferro, sia dalla terra sia dal mare. La
223