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                                                                                        La cerchia di Pericle


                        non avrebbe trovato attenzione o sarebbe stato sommerso dalle reazioni della maggioranza, si ma-
                        nifestava a teatro in un’atmosfera di intensa partecipazione emotiva. E questo poteva accadere an-
                        che nei frangenti più drammatici, quando la città era impegnata contro i nemici esterni.
                        Questa straordinaria libertà di espressione era concessa perché si manifestava dentro le istituzio-
                        ni della polis (il teatro era una delle istituzioni più importanti), di fronte alla comunità riunita, in
                        una circostanza di profonda coesione («si parla fra amici, qua» dice un personaggio nel docu-
                        mento che stiamo per leggere). Le stesse parole non sarebbero state tollerate se pronunciate in un
                        contesto non ufficiale.
                        Negli Acarnesi di Aristofane, rappresentata nel 425 a.C., quando è ormai chiaro che la guerra con
                        Sparta sarà ancora lunga e incerta, un cittadino di nome Diceopoli invoca la pace. Secondo Di-
                        ceopoli, i motivi della guerra erano solo pretesti accampati da coloro, Pericle in testa, che aveva-
                        no mirato caparbiamente al conflitto, incuranti delle conseguenze. Diceopoli era un piccolo pro-
                        prietario, e rappresentava quindi gli umori dei contadini, che avevano subìto i danni maggiori.




                        DOC20
                         Aristofane, Acarnesi, 497-556       decreti scritti come canzonette: «Sian ban-
                                                             diti i Megaresi dalla terra e dal mercato, dal
                         Non voletemene male, signori spettatori,  mar, dal continente». Di lì i Megaresi, che  1. Il promontorio all’estremità meridionale della La-
                         se io povero pitocco me ne vengo poi a par-  morivano a poco a poco di fame, chiedeva-  conia, sacro al dio Posidone.
                         lare davanti agli Ateniesi intorno alla città,  no ai Lacedemoni che facessero «rovescia-  2. Il taglio delle vigne era una pratica distruttiva tipi-
                         in una tragi... commedia. [...]     re» il decreto [...].                ca delle guerre antiche. Quando si avvicinavano gli
                         Ebbene io i Lacedemoni li odio terribil-  Pregati, e ripregati, noi rifiutammo. Di lì  Spartani, gli Ateniesi si rinserravano nelle loro mura
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                         mente, e che il loro Posidòne, il dio del Te-  fracasso di scudi. Qualcuno dirà: «Ma non  3. Altro modo di indicare gli Spartani, dal nome del-
                         naro , con una bella scossa gli faccia crol-  era il caso». Ma, dite, cosa rimaneva da fa-  la loro regione, la Laconia.
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                         lare le case a tutti quanti, perché le vigne  re? Vediamo: se uno dei Lacedemoni su un  4. [®Unità 8, DOC16, nota 1].
                         tagliate ce l’ho anche io! Tuttavia – si par-  legno salpato... avesse messo in vendita un  5. Pericle era soprannominato così perché la sua ora-
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                         la fra amici qua, non è vero? – perché stia-  cagnolino dei Serifi , sareste restati calmi  toria scuoteva il pubblico come i tuoni di Zeus, re
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                         mo a darne la colpa ai Laconi? Ma è fra di  nelle vostre case? Neanche per idea! Senza  dell’Olimpo.
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                         noi che delle persone – non parlo della  dubbio avreste in fretta e furia lanciato in  6. Gli abitanti di Sèrifo, un’isola delle Cicladi.
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                         città, ricordatelo, non parlo della città –, o  mare trecento vascelli. E la città tutta pie-  ve da guerra ateniese.
                         meglio dei miserabili individui, di pessima  na di frastuono militare: grida per il trie-  8. Erano le statue di Atena Pallade, protettrice della
                         lega, disonorati, falsi, mezzi stranieri, face-  rarco , distribuzione della paga, ridoratura  polis ateniese.
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                         vano il mestiere di denunciare i mantellini  dei palladi , chiasso nel portico dei cereali,  9. Anelli di corda che collegano il remo allo scalmo,
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                         di lana di Megara . E se capitava che vede-  ripartizione dei viveri, otri, stroppi , com-  cioè alla forcella su cui è appoggiato il remo.
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                         vano un cocomero, un leprotto, un porcel-  pratori di giare, agli, olive, cipolle nelle re-
                         lino, un capo d’aglio, un pizzico di sale,  ti, corone, sardine, flautiste, occhi pesti!
                         «questa roba viene da Megara!», e in un  All’arsenale dàgli a spianare legname per  GUIDAALLALETTURA
                         batter d’occhio veniva venduta. [...]  remi, a battere cavicchi. Stroppi ai remi,  1. A chi Diceopoli imputa la responsabilità del
                                                                                                  conflitto con Sparta?
                         Di qui, nell’ira, Pericle l’Olimpio fulmina-  flauti, comandi ai rematori, sibili, fischi!  2. Qual è, secondo Diceopoli, il motivo dello
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                         va, tuonava, rimescolava l’Ellade, emetteva  Ecco, so cosa avreste fatto.  scoppio della guerra del Peloponneso?





















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