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Unità 4
L’area siro-palestinese
√ Una leonessa sbrana un Etiope
[da Nimrud, British Museum, Londra]
Questa placca in avorio, lapislazzuli
e corniola è uno dei più grandi
capolavori della manifattura dell’Asia
occidentale antica. La drammaticità
dell’azione, con la fiera che sbrana
l’uomo, è qui stemperata
dall’eleganza e dai ritmi sereni tipici
delle migliori botteghe della
tradizione fenicia.
Quello fenicio era dunque un mondo frammentato politicamente, anche se accomunato π Pendenti, IV-III sec. a.C.
dalla lingua e dalla cultura: le principali città fenicie, come Arado, Biblo, Berito (l’odier- [Museo di Cartagine, Cartagine]
na Beirut), Sidone, Tiro, erano tutte autonome. Le città erano rette da un sovrano, coa- Pendenti, maschere, vasi e altri
diuvato da un consiglio di anziani, formato dagli esponenti delle più importanti famiglie oggetti in pasta vitrea o in terracotta
sono tipici prodotti dell’artigianato
di mercanti. fenicio. Le testine maschili barbute
sono state interpretate come
Artigianato, commerci e scrittura Oltre che nella produzione della porpora e nella tin- raffigurazioni delle maggiori divinità
tura delle stoffe, i Fenici si distinsero in varie produzioni artigianali (intaglio dell’avorio, fenicie.
oreficeria, bronzi cesellati) prevalentemente indirizzate all’esportazione. In particolare,
erano famosi per la lavorazione del vetro, che veniva prodotto mescolando sabbia, cene-
ri vegetali e coloranti minerali passati attraverso diverse fasi di cottura al forno: le paste
vitree venivano poi modellate in vasellami variopinti, statuette e monili. Non è un caso –
a ben guardare – che i diffusori (non propriamente gli «inventori») della scrittura, che è
alla base dell’alfabeto che ancora oggi usiamo, siano stati proprio i Fenici, un popolo di
mare dedito ai traffici, che aveva bisogno di una scrittura rapida ed essenziale, alla por-
tata di un grande numero di individui [® L’alfabeto].
La religiosità fenicia Ogni città fenicia aveva propri dèi, come Melqart, a Tiro, Baal,
a Sidone, anche se molti centri avevano divinità in comune, come Tanit, dea della ferti-
lità. Ai Fenici, in tempi recenti, è stata attribuita la pratica dell’infanticidio rituale. In ef-
fetti, negli scavi di molti centri fenici sono emersi i cosiddetti tofet, santuari all’aperto de- GUIDAALLOSTUDIO
stinati alla custodia di urne contenenti ceneri e resti di bambini in tenera età. Tuttavia non 1. Da dove arrivarono i Phòinikes?
Chi li chiamò così?
esiste alcuna prova certa che i Fenici sacrificassero i bambini. Sembra assai più probabi- 2. Descrivi l’ambiente naturale delle
le che i tofet fossero semplicemente delle necropoli riservate a bambini precocemente de- coste fenicie.
3. Come erano governate le città
funti per malattia o altre cause naturali e «dedicati» alle locali divinità per garantire be- fenicie?
nevola protezione ai sopravvissuti. 4. Cosa erano i tofet?
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