Page 369 - Storia dell'inquisizione spagnola
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rivelarsi pericolosa.

                  È      ciò     che       accade         con      l’avvento         di     Carlo       III,
               precedentemente  re  di  Napoli,  dove  aveva,  insieme  al  suo
               ministro  preferito                Tanucci,         limitato       la     giurisdizione
               inquisitoriale.  È  significativo  che  il  conflitto  tra  il  re
               «illuminato»  e  l’Inquisizione  sia  sorto  a  proposito  di  una
               questione  di  libri  divenuti  ormai  la  selvaggina  principale
               dell’Inquisizione. L’Exposition de la doctrine chrétienne, del

               padre Mesenguy, autorizzata a Napoli da Carlo III, dopo una
               espurgazione  dovuta  a  proposizioni  gianseniste,  era  stata
               nuovamente  condannata  a  Roma  dal  breve  del  14  giugno
               1761. Ora, l’Inquisitore generale, Manuel Quintano Bonifaz,
               ordinò senza  aver  prevenuto  Carlo  III,  la  pubblicazione  del
               breve pontificio trasmesso dal nunzio apostolico.

                  Carlo  III  reagì  vivacemente  e  chiese  all’Inquisitore
               generale          la     sospensione           del      breve.        Questi        rifiutò,
               dichiarando            che       l’Inquisizione           spagnola,          nonostante
               l’indipendenza  delle  sue  censure,  faceva  sue  le  condanne
               emesse direttamente dall’autorità pontificia. Carlo III impose
               allora le sue volontà, esiliò l’Inquisitore generale ad alcune
               leghe  da  Madrid  fino  a  che  non  avesse  fatto  atto  di

               sottomissione, poi, con il consenso del Consiglio di Castiglia,
               pubblicò          il     rescritto        del      1762        che       «subordinava
               all’autorizzazione  preventiva  del  sovrano  la  pubblicazione
               delle bolle e dei brevi pontifici»; e per quanto riguardava le
               condanne di libri pronunciate da Roma, esse non avrebbero
               potuto  diventare  effettive  in  Spagna  «se  non  dopo  che

               l’opera  incriminata  fosse  stata  esaminata  dall’Inquisizione
               spagnola,  che  ne  avrebbe  pronunciato,  all’occorrenza,  la
               proibizione sotto la propria autorità, e senza inserirvi il testo
               della bolla pontificia». Ma l’Inquisizione stessa non avrebbe
               potuto  pubblicare  i  propri  editti  se  non  dopo  averne
               sollecitato e ottenuto il permesso del re .
                                                                            10
                  La  tutela  della  monarchia  su  un’Inquisizione  che  aveva

               creduto di potersi erigere a potere indipendente era dunque
               solennemente riaffermata. È vero che il rescritto del gennaio
               1762 fu sospeso nel 1763 per intervento del confessore del
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