Page 372 - Storia dell'inquisizione spagnola
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CONCLUSIONE
Il regno della conformità
Se l’Inquisizione spagnola fosse stata un tribunale come gli
altri, non esiterei a concludere, senza tema di contraddizioni
e malgrado i preconcetti, che essa fu loro superiore.
Indubbiamente più efficace: la quasi totale occupazione
territoriale, la rete di collaboratori e di informatori, hanno
assicurato, per almeno due secoli, un controllo sociale
perfetto, rafforzato dal prestigio dell’istituzione e dal sacro
terrore che essa ispirava, poiché il prestigio e il terrore
suscitavano spesso le confessioni spontanee e la delazione,
protette qui come altrove dal segreto delle testimonianze. E,
nel Cinquecento, il sistema delle visite, di cui abbiamo
dimostrato l’importanza, ha creato un procedimento
giudiziario rapido privo di qualsiasi formalismo, paternalista
e temibile nello stesso tempo, una specie di giustizia sul
campo, alla quale il popolo minuto dei Vecchi Cristiani
sembra aver dato una sollecita adesione, anche se di
carattere ambiguo.
Senza alcun dubbio più efficace. Ma anche più esatta, più
scrupolosa, nonostante le debolezze di alcuni giudici,
orgogliosi, o avidi o dissoluti. Una giustizia che esamina
attentamente le testimonianze, che le sottopone a uno
scrupoloso controllo, che accetta liberamente la ricusazione
da parte degli accusati dei testimoni sospetti (e spesso per i
motivi più insignificanti), una giustizia che tortura raramente
e che rispetta le norme legali, contrariamente ad alcune
giurisdizioni civili, e che, dopo un quarto di secolo di rigore
atroce, non condanna quasi più alla pena capitale, e assegna
con prudenza la terribile pena delle galere. Una giustizia
preoccupata di educare, di spiegare all’accusato perché ha
errato, che ammonisce e consiglia, le cui condanne a morte