Page 351 - Storia dell'inquisizione spagnola
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del Santo Uffizio sono state condannate per un solo atto
confessato di bestialità, in cui c’era stata emissione di
sperma nella «natura» dell’animale. Una volta di più viene
confermato il rigore quasi spietato nella repressione degli
atti bestiali.
L’Inquisizione evidentemente dava una grande pubblicità
alle pene inflitte, tranne nel caso in cui desiderava
conservare il segreto. I condannati erano frustati in pubblico
e comparivano all’autodafé rivestiti della tunica infamante,
con un cero in mano. La lettura della sentenza avveniva nelle
forme consuete.
Quali che siano le pratiche e l’opinione dei nostri
contemporanei, dobbiamo ammettere che l’Inquisizione di
Aragona non ha fatto altro che conformarsi, all’occorrenza,
alle leggi civili e religiose del tempo. Infatti, le ha applicate
con una grande capacità di discernimento, eliminando le
false testimonianze, accordando agli accusati il beneficio del
dubbio, usando prudentemente la tortura (un solo caso di
svenimento), risparmiando la vita dei giovani. Come nei casi
di stregoneria, ha imposto una procedura giudiziaria più
serena e meno cieca di quella dei tribunali civili. Ci sono
evidentemente, senza che sia necessario fare ricorso alla
cronologia, due Inquisizioni: quella che reprimeva gli errori
dogmatici, quella che giudicava i costumi.
APPENDICE II
Autodafé di Saragozza del 1° dicembre 1593 e delitti
giudicati dall’aula del tribunale dal 20 ottobre 1592 al 30
novembre 1593
139 «cause», di cui 29 sono state sospese. Sulle rimanenti
110, 13 riguardano peccati innominabili.
– Juan de Burroz, pastore, originario del Béarn,
residente a Marracos, 30 anni. Ha commesso atto di
bestialità con una giumenta. Un testimone.