Page 274 - Storia dell'inquisizione spagnola
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acciuffato a Manzanares, 60 chilometri più a sud, il 26. Era

               decisamente  un  buon  camminatore.  Il  3  novembre  gli
               inquisitori  di  Toledo  interrogano  il  sospetto,  che  ammette  i
               fatti. Non è nemmeno passato da Toledo. Conosce la storia
               dei  manifesti  dalla  voce  di  due  fiamminghi  incontrati  per
               strada il 19 ottobre, e di un monaco italiano, che, loro, erano
               a Toledo, e sono stati interrogati dal Santo Uffizio. Ha detto
               di essere famiglio perché pensava che se avesse incontrato

               «una  di  quelle  cattive  persone»  là  dov’era  diretto,  lo
               avrebbero arrestato. No, non era luterano. Non sa neppure
               perché ha detto quelle cose sul Cristo crocefisso. Era un po’
               brillo. Per  un  momento  il  tribunale  crede  di  aver  messo  le
               mani  sull’autore  del  libello,  ma  deve  ben  presto
               disingannarsi.  Lopez  viene  condannato  alla  penitenza

               canonica nell’autodafé del 27 febbraio 1560 per essersi fatto
               passare per famiglio .
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                  La sua causa è interessante perché ci rivela la distorsione,
               la       reinterpretazione               popolare           di      tutta        l’attività
               dell’Inquisizione.  Il  racconto  che  Lopez  fa  della  storia  dei
               manifesti riunisce infatti elementi diversi. La stessa scoperta
               dei manifesti, la chiusura delle porte del duomo, di cui non

               abbiamo  trovato  traccia  nella  documentazione,  ma  che
               sembra logica per evitare lo scandalo, chiusura per se stessa
               impressionante              perché         era       anche        uno        dei      segni
               dell’interdetto;           l’esame         dei      libri     dei      canonici,         che
               probabilmente è una trasposizione — su un piano diverso —
               della pubblicazione dell’Indice dei libri proibiti del 1559. In

               quanto  all’arresto  dei  canonici  è  impensabile,  se  fosse
               avvenuto,  che  Ramirez  non  l’avesse  menzionato  nella  sua
               lettera  del  18.  Di  vero  c’è  la  tensione  che  regna  in  quel
               periodo  fra  il  capitolo  e  gli  inquisitori.  Valdés  ha  appena
               ottenuto dal papa un breve che attribuisce al Santo Uffizio le
               rendite  del  primo  canonicato  vacante  in  tutti  i  capitoli
               spagnoli.  Ebbene,  un  canonico  di  Toledo  è  morto  e  i  suoi

               colleghi si oppongono. Di qui atti, citazioni, mandati, senza
               dubbio ampiamente commentati in tutta la città. E persiste
               l’idea che l’Inquisizione castiga i potenti...
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