Page 268 - Storia dell'inquisizione spagnola
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confermare una partenza così rumorosa. L’8 ottobre 1559,
davanti a un’immensa folla, ventisei «luterani» compaiono al
secondo autodafé di Valladolid. Fra di essi vi è fra Domingo
de Rojas. Il re è presente e conferma così che tutto il peso
dello Stato è a fianco dell’Inquisizione. Il 22 dicembre,
quarantuno nuove vittime fanno penitenza a Siviglia;
quattordici muoiono sul rogo, altre tre sono liberate in
effigie. Fra gli altri i dottori Gil Egidio e Costantino.
In tutta la Spagna l’Inquisizione arresta i sospetti.
Ricostruiamo la curva della repressione .
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Si nota subito una differenza di livello fra i tribunali delle
zone di frontiera e quelli dell’interno: la presenza
protestante è periferica. Ovunque abbiamo potuto risalire
nel tempo, il 1560 segna una rottura. Dappertutto le curve si
rialzano. Anche a Cuenca, sebbene in modo meno vistoso.
Dove non abbiamo dati anteriori, riscontriamo tuttavia che la
curva è al massimo. Ciò significa che tra il 1560 e il 1565
tutti i tribunali di Spagna regolano il proprio passo su quello
di Siviglia e di Valladolid. La percentuale dei «luterani» nel
numero totale dei condannati raggiunge allora livelli
elevatissimi: il 2896 delle sentenze a Saragozza, il 36% a
Barcellona; un terzo forse a Logroño, il 15% a Toledo, il 9% a
Cuenca: il protestantesimo conquista il primo posto fra le
preoccupazioni dell’Inquisizione. Le pene sono dure: un
terzo dei condannati al rogo a Barcellona, la maggior parte
in persona, fra il quarto e il quinto a Toledo, quasi tutti in
persona. Le pene sono pubbliche: tutti escono in autodafé a
Toledo, ad eccezione di quelli che vengono riconosciuti
innocenti. Lo stesso accade altrove, e questo sarà vero sino
alla fine del secolo: il luterano è un personaggio che va
esibito, sul quale si insiste. Si cerca di creare un’immagine.
LUTERANI GIUDICATI DALL’INQUISIZIONE
Tribunali di frontiera: periodi di cinque anni