Page 264 - Storia dell'inquisizione spagnola
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nessun nuovo elemento sia sopravvenuto ad aggravare il suo

               caso, egli viene bruciato in effigie come pericoloso luterano.
                  Le  cose  precipitano  nel  1557-1558,  quando  vengono
               scoperti  dei  focolai  «protestanti»  all’interno  del  paese.  In
               questa  occasione,  la  macchina  inquisitoriale  dà  prova  della
               sua efficienza e della perfezione raggiunta.
                  Egidio  e  Costantino,  il  suo  successore  al  canonicato
               magistrale  di  Siviglia,  avevano  radunato  intorno  a  sé

               numerosi discepoli. Persone autorevoli per la maggior parte
               benché  vi  si  mescolassero  alcuni  individui  di  più  umile
               condizione:  un  numero  preponderante  di  gerolimiti,  poi
               francescani,  influenti  titolari  di  benefici  ecclesiastici,  don
               Juan Ponce de León, parente dei duchi d’Arcos, in tutto circa
               120 persone. È difficile sapere con esattezza quali fossero le

               loro credenze e quali influenze avessero subito. Di sicuro si
               sa  che  ricevevano  dei  libri  proibiti.  Un  giorno  del  1557,  il
               loro  fornitore  commette  l’errore,  che  si  rivelerà  fatale,  di
               consegnare una Immagine dell’Anticristo a un buon cattolico
               che  si  affrettò  a  consegnare  quel  plico  compromettente  al
               Santo  Uffizio.  Quest’ultimo  agisce  con  circospezione,  passo
               passo,  malgrado  l’impazienza  del  vecchio  Imperatore  che

               agonizza a Yuste, e riesce a risalire la trafila fino in fondo.
               Tutti si ritrovano in carcere.
                  Il  gruppo  «luterano»  della  regione  di  Valladolid  si  è
               costituito  intorno  a  un  nobile  italiano:  don  Carlo  di  Sesso.
               Per la sua composizione è molto simile a quello di Siviglia,
               anche  più  brillante  se  possibile:  il  baccelliere  Antonio  de

               Herrezuelo,  la  figlia  della  marchesa  d’Alcañizes,  il  dottor
               Agustín  Cazalla,  predicatore  dell’Imperatore,  uno  dei  più
               famosi  del  suo  tempo,  don  Luís  de  Rojas,  erede  del
               marchesato  di  Poza,  nel  complesso  una  sessantina  di
               persone.  Per  due  o  tre  anni  il  piccolo  gruppo,  sparpagliato
               da  Pamplona  a  Zamora,  conduce  una  propaganda  discreta
               ma efficace. A dispetto delle imprudenze di alcuni membri, li

               si  ignora  fino  alla  Pasqua  del  1558,  quando  un  abitante  di
               Zamora decide di denunciarli. L’Inquisizione si muove subito
               con  decisione.  Solo  Luís  de  Rojas  riesce  a  fuggire  a
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