Page 232 - Storia dell'inquisizione spagnola
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hanno che un criterio: l’ubbidienza ai dotti, ai confessori, alla

               Chiesa.  Giudicate  disubbidienti  queste  donne  pongono  pur
               sempre  un  problema.  E  se  fossero  pazze?  S’interroga  il
               Santo  Tribunale.  Non  è  più  l’accusata  che  si  difende  così.
               Sono        stati      la     Chiesa        e     l’Inquisizione          a     ricorrere
               all’argomento  della  follia.  Della  follia  di  cui  Erasmo  fa
               l’elogio:  la  follia  che  è  in  ciascuno  di  noi,  la  follia-verità.
               L’Inquisizione  bolla  la  donna  col  marchio  della  follia,  essa

               ora può parlare, il dogma e la chiesa non temono più nulla:
               «State tranquilli, sapete tutti che questa beata è pazza». Ma
               anche  così,  l’Inquisizione  esita:  non  c’è  un  Malleus  delle
               ilusas. La folle visionaria non ha progetti, resiste. La strega,
               nel  Malleus,  ha  un  progetto,  il  disordine.  Forte  del  suo
               sapere  demonologico,  l’inquisitore  sa  come  venirne  a  capo

               con lei. Ciò che sembra preoccupare il Santo Uffizio è che la
               sua  esistenza  e  il  disordine  che  questa  presuppone,  diano
               luogo ad altre potenziali contestazioni.
                  Così il Santo Uffizio spagnolo fa della strega una varietà di
               ilusa,  non  più  temuta  e  potente,  ma  folle  e  stupida.
               Qualificando  stupidità  o  demenza  il  verbo  femminile,  esso
               contribuisce  abilmente  a  far  sì  che  le  donne  siano  «delle

               afasiche della storia»; mentre si sarebbe dovuto arginare la
               superstizione, stigmatizzandone le grandi sacerdotesse.
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