Page 195 - Storia dell'inquisizione spagnola
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ardore autorepressivo, non sarà pubblicata se non dopo la
morte grazie all’intercessione di fra Luís de León in favore di
un’opera considerata dannosa dall’Inquisizione. Ciò
nonostante, questo modello di autorepressione che è la sua
autobiografia è stato a lungo considerato un testo da non
mettere in mano a tutte le donne.
Se Teresa è sfuggita all’Inquisizione, lo deve al suo
rispetto e alla sua sottomissione ai confessori, alla Chiesa e
alla gerarchia, molto più che ai suoi scritti in cui, suo
malgrado, traspare qualcosa del mostro che la divora.
Ci furono così, alcuni decenni prima che l’ideologia della
famiglia e del matrimonio cristiano orientasse e canalizzasse
l’«io» femminile, delle donne che si impadronirono della fede
e in essa si espressero; individualità non classificabili che gli
uomini del loro tempo hanno ascoltato, chiedendo loro di
«rappresentare certe forme di compromessi irrealizzabili sul
piano collettivo, di fingere transizioni immaginarie, di
incarnare sintesi incompatibili».
Sarebbe bene sfumare una tale affermazione.
Le beate che, nella prima metà del Cinquecento, ispirano
in parte l’illuminismo, vivificate dal pensiero erasmiano,
autentiche consigliere rispettate dall’élite teologica del
tempo, rassomigliano poco a quelle che, due secoli dopo,
rispondono al bisogno del meraviglioso e del prodigioso di un
popolo che, abbandonato ai riti spettacolari, confonde spesso
fede e superstizione.
Ma è anche vero che, nei loro riguardi, l’interesse
dell’Inquisizione non è mancato.
Le ilusas perseguitate sono proprio queste individualità
inclassificabili, per la maggior parte beate, senz’altra
protezione all’infuori della loro reputazione di santità che le
fa oggetto di venerazione e quindi sospette allo zelo
dell’inquisitore.
Nel 1511, la beata di Piedrahita, ritenuta da tutti santa,
viene perseguitata dall’Inquisizione per illuminismo.
Di spirito contemplativo, essa cade in lunghe estasi e
sostiene di parlare così con Cristo la cui madre non