Page 191 - Storia dell'inquisizione spagnola
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L’INQUISIZIONE E IL DISPREZZO DEI
DISCORSI FEMMINILI
Di fronte all’autorità del verbo femminile...
Il 22 luglio 1529 la beata Isabel de la Cruz, terziaria
francescana di Guadalajara, compare all’autodafé per essere
frustata pubblicamente e condannata al carcere a vita.
Principale accusata di una serie di processi contro gli
illuminati, l’Inquisizione riconosce in lei la vera ispiratrice di
una corrente mistica che insegna l’abbandono a Dio, un’etica
pericolosa perché suppone che questo amore conferisca
l’impossibilità di peccare.
Isabel gode nella Nuova Castiglia di una straordinaria
popolarità e, per colpire gli spiriti che possono aver subito la
sua influenza, lo spettacolo edificante del suo castigo viene
replicato in tutte le città dove ha predicato.
Si tratta di un processo celebre non tanto per la presenza
di questa beata, figlia di conversos, quanto perché è il primo
intentato dall’Inquisizione contro gli illuminati.
Un secolo dopo a Toledo un’altra donna, anch’essa beata,
Ana de Abella, è perseguitata, arrestata e interrogata dal
Santo Uffizio.
Sentiamo l’accusa:
«Dimenticando ogni timor di Dio, a rischio della sua
salvezza e con disprezzo della giustizia esercitata da Vuesta
Suprema con la rettitudine propria di questo tribunale, essa
*
ha commesso un’eresia ed è eretica, apostata, mistificatrice,
illuminata; ha stretto patti espliciti o impliciti col Demonio,
crede in tribolazioni diaboliche, sostiene e usa proposizioni
contrarie alla Santa Fede Cattolica, crede in soperchierie e
in apparizioni demoniache contrariamente a quanto sostiene