Page 193 - Storia dell'inquisizione spagnola
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carmelitane  scalze,  mentre  la  santa  era  ancora  alle

               interrogazioni. Teresa di Ávila obbediva all’apostolo: «Come
               avviene in tutte le Chiese dei santi, tacciano le donne nelle
               assemblee, poiché non è loro permesso prendervi la parola;
               siano  dunque  sottomesse  come  vuole  la  legge»  (Paolo,  1                               a
               lettera  ai  Corinzi,  XIV,  33-34),  pur  aspirando  «ad  avere  la
               libertà di predicare, di confessare e di condurre le anime a
               Dio» .
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                  Così bisognerà parlare di ilusas e forzare l’anonimato del
               delitto, poiché qui si tratterà solo di donne.
                  Per tre secoli il Santo Uffizio interroga, tortura e punisce
               le ilusas.
                  Per quanto ne sappiamo, tutti i tribunali spagnoli sono in
               causa,  tranne  quelli  di  Galizia,  Navarra,  Catalogna  e  del

               regno di Valencia.
                  Ricerche  sistematiche  ci  autorizzeranno  forse  a  trarre
               qualche  conclusione  da  questo  particolare,  perché  se  in
               queste  regioni  non  ci  furono  delle  ilusas,  esse  furono  in
               Spagna  i  principali  focolai  di  un’altra  illusione:  la
               stregoneria.
                  Delle donne dunque, la cui storia è ancora da scrivere.

                  Bisognava  dar  credito  a  Menéndez  Pelayo  che,  circa  un
               secolo  fa,  è  vero,  ha  rifiutato  di  risvegliare  le  loro  parole
               ritenendo:  «che  era  preferibile  lasciar  dormire  nell’oblio
               queste cause interessanti solo per lo storico del costume, il
               quale  cerca  di  soddisfare  una  curiosità  un  po’  puerile».  Lo
               storico degli eterodossi spagnoli si rifiuta di fare storia con

               fatterelli  di  donne.  La  storiografia  su  questo  argomento  è
               ricca di riflessioni di questo genere. Provengano da laici o da
               religiosi, da difensori o da avversari del Santo Uffizio, tutte
               concordano  su  questo  tema,  facendo  appello  a  tutta  la
               misoginia  del  lettore,  o  della  lettrice:  queste  cause
               esprimono la stupidità, la confusione mentale di un sesso.
                  Come  lo  storico,  l’inquisitore  è  uomo  di  lettere,  così,

               anch’egli, chiamerà sciocchezze ciò che si trasmette solo con
               la parola.
                  Lo  zelo  inquisitorio  che  dà  la  parola  alle  ilusas  prima  di
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