Page 106 - Storia dell'inquisizione spagnola
P. 106

abituali per la ricerca della verità anche se molti giudici ne

               diffidano perché riconoscono la sua ambiguità. Soprattutto il
               modo  di  torturare  è  molto  lontano  dalle  atrocità  dei  nostri
               contemporanei. Ancora una volta Michel Foucault definisce
               perfettamente  questa  tortura,  che  si  potrebbe  chiamare
               classica:
                  «Non è la tortura rabbiosa degli interrogatori moderni: è
               crudele,  certo,  ma  non  selvaggia.  Si  tratta  di  una  pratica

               controllata,  che  obbedisce  a  una  procedura  ben  definita:
               tempi, durata, strumenti da utilizzare, lunghezza delle corde,
               quantità  dei  pesi,  numero  dei  cunei...  tutto  ciò  è
               accuratamente codificato, secondo diverse consuetudini. La
               tortura è un rigoroso gioco giudiziario e, a questo titolo, al di
               là  delle  tecniche  dell’Inquisizione,  si  ricollega  alle  vecchie

               prove  che  avevano  corso  nelle  procedure  accusatorie,
               ordalíe,  duelli  giudiziarie,  giudizi  di  Dio.  Fra  il  giudice  che
               ordina la tortura e il sospettato che la subisce c’è ancora una
               specie di combattimento; il paziente è sottoposto a una serie
               di prove graduate per severità, che egli supera resistendo o
               alle quali soccombe confessando» .
                                                                   1
                  Non  si  potrebbe  dirlo  meglio.  Ma  come  concepivano  gli

               inquisitori stessi la tortura e il suo impiego?

                  Eymerich  che  redigeva  il  suo  Manuale  alla  fine  del
               Trecento,  si  dimostrava  molto  prudente:  l’inquisitore  non

               doveva  ricorrere  alla  tortura  se  non  in  mancanza  di  altre
               prove.  E  se  riteneva  necessario  ricorrervi,  convinto  che
               l’accusato  gli  nascondesse  la  verità,  era  opportuno  che
               facesse  torturare  l’accusato  con  moderazione  e  senza
               spargimento di sangue, «ricordandosi sempre che le torture
               sono  ingannatrici  e  inefficaci».  Eymerich  consiglia  di
               attenersi  ai  metodi  tradizionali  «senza  cercare  nuovi

               supplizi,  né  inventarne  di  più  raffinati».  Propone  di  dosarli
               secondo  la  gravità  del  supposto  crimine,  nozione  questa
               molto importante e sulla quale ritorneremo.
                  Ebbene,  i  principi  di  Eymerich  sono  costantemente
               confermati  dalle  Instrucciones  spagnole,  quelle  del  1484,
   101   102   103   104   105   106   107   108   109   110   111