Page 159 - Per la difesa dello Spiritismo
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qualcuno il quale facesse sforzi supremi onde giungere ad articolare
          parola. E infatti quei suoni pervengono alfine a concretizzarsi in una
          voce   umana;   voce   esile,   afona,   stentata,   la   quale   profferisce
          compitando la frase: “Sono tua madre... Figlio mio!”. Seguono altri
          baci,   altre   carezze   ed   abbracci   lunghi   ed   affettuosi,   con
          l’interposizione della tenda. Il signor Testa più che mai ansioso di
          conseguire qualche prova d’identità risolutiva, chiede alla personalità
          materializzata   di   mostrarglisi   visibilmente.   Si   ottiene   risposta
          affermativa. Ed ecco aprirsi nel mezzo la tenda, e ad una altezza di
          circa quaranta centimetri al di sopra del corpo di Eusapia, presentarsi
          un busto di donna, il quale ora si avanza ed ora si ritrae con moto
          lento ed alterno. Causa la posizione da me occupata rispetto alla
          porta da cui proviene la luce, a me non è dato discernere che in modo
          confuso tale forma materializzata; e lo stesso accade ai signori Testa
          ed Avellino. Non così avviene ai signori Faggioni e Pastorino assai
          favorevolmente situati, e vicinissimi alla forma materializzata. Questi
          dichiarano di scorgere distintamente il profilo di un volto femmineo,
          del quale distinguono benissimo le sembianze, e le loro osservazioni
          in proposito concordano perfettamente. Il signor Testa, che in base
          alla descrizione che di tali sembianze vanno facendo minuziosamente
          i consoci, si è persuaso trattarsi veramente della propria madre,
          insiste caldamente, prega, esorta la forma materializzata a farsi più
          avanti,   ond’egli   pervenga   a   vederla.  A  tali   insistenze   il   signor
          Faggioni, con accento di chi si appresta a malincuore a togliere ad
          altri una dolce illusione, gli osserva: “Ma no, ma no, caro signor
          Testa, la forma ch’io vedo non può essere vostra madre; io ne
          distinguo nettamente le sembianze, e vi so dire che è una giovinetta”.
          Al che di rimando il signor Testa: “Ma sì, ma sì, la mia povera
          mamma è morta a vent’anni!”.
                 Tale   sorprendente   e   inaspettata   coincidenza   di   fatto,   non
          manca di produrre una viva impressione in tutti i presenti. Nessuno
          di noi poteva neppur lontanamente sospettare che la madre del signor
          Testa fosse mancata ai vivi in età tanto giovanile. Non sarà inutile far
          rilevare come il signor Testa fosse una conoscenza nuova per tutti, in
          quanto da pochi giorni soltanto era entrato a far parte del “Circolo


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