Page 114 - Per la difesa dello Spiritismo
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mia, ma glorificato, e senza traccia degli spasimi che l’avevano
torturato nell’agonia.
Quando più tardi divenni infermiera, vocazione nella quale
perseverai per venti anni, io ebbi ad assistere a numerosi eventi di
morte, e immediatamente dopo il decesso, ebbi costantemente ad
osservare il concretarsi della forma eterica al di sopra della salma;
forma sempre identica a quella da cui emanava, e che non sì tosto
erasi concretata, dileguavasi alla mia vista». (Ivi, p. 16-17).
E poco più oltre ella aggiunge: «Dopo che lasciai l’ospedale
per dedicarmi all’assistenza dei privati, non mi è morto un solo
paziente senza che io non abbia scorto al suo capezzale una o più
forme angeliche accorse a riceverne lo spirito onde condurlo alla
nuova dimora nelle Sfere». (Ivi, p. 41-42).
Come si vede, tutte le descrizioni dei «veggenti» intorno ai
fenomeni di «bilocazione al letto di morte», concordano in ogni
particolare; ma qui mi basterà rilevare la grande importanza teorica
dei tre particolari fondamentali in cui tutte concordano. Essi sono:
L’esteriorazione dal corpo del morente di una sostanza analoga a
vapore, la quale si condensa al di sopra di lui, assumendo la di lui
forma e le di lui sembianze; il vitalizzarsi ed animarsi di tale forma,
non appena la vita si estingue nell’organismo corporeo; l’intervento
di entità di defunti - per lo più famigliari od amici del morente - allo
scopo palese di assistere il di lui spirito nella crisi suprema a cui
soggiace.
L’eloquenza dimostrativa, in senso spiritualista, di tali
risultanze di fatto appare a tal segno evidente, che non mi pare il caso
d’insistervi. Piuttosto osserverò come le risultanze stesse
conferiscano un valore tutto particolare alla celebre risposta che la
personalità medianica di Giorgio Pelham diede al dottor Hodgson pel
tramite della Piper: «Io non credevo alla sopravvivenza dell’anima. Il
credervi esorbitava dai limiti di quanto la mia intelligenza era capace
di concepire. Oggi io mi domando come mai abbia potuto dubitarne:
noi abbiamo un “doppio eterico” del corpo fisico, il quale persiste
inalterato dopo la dissoluzione del corpo». - Risposta mirabile per la
semplicità con cui viene per essa risolto il formidabile quesito della
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