Page 118 - Per la difesa dello Spiritismo
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DEI FENOMENI DI «MATERIALIZZAZIONE»
Passando a discutere in merito alla nona categoria dei
fenomeni genuinamente spiritici qui considerati, nella quale è
questione dei casi di «materializzazione di fantasmi viventi e
parlanti; talvolta parlanti o scriventi in lingue ignorate da tutti i
presenti», trovo che questa volta il Sudre si occupa molto
diffusamente di ectoplasmia, ideoplastia, materializzazioni di arti e di
teste, ma s’indugia ben poco a discutere di materializzazioni
complete di fantasmi viventi e parlanti, le quali visibilmente lo
imbarazzano in quanto contrastano con le sue teorie; dimodoché egli
se la cava accennandovi in forma evasiva, non senza lanciare contro
di esse qualcuna delle solite sue «frasi ad effetto».
Non m’indugio a discutere intorno all’interpretazione dei casi
di «ectoplasmia» e «ideoplastia», dai quali emerge palese l’esistenza
nella subcoscienza umana di una «forza plasticizzante» in servizio
dell’Idea, del pensiero, della volontà subcosciente del medium; e non
m’indugio a discuterne perché tutti ci troviamo d’accordo su tal
punto –spiritisti e metapsichicisti - ; ma dichiaro che io non sono
pervenuto a comprendere quali siano le opinioni del Sudre circa
l’esistenza nella subcoscienza umana di una «forza organizzante»
complementare della prima; o, in altre parole, io non sono riuscito a
capire s’egli consideri anche le forme completamente materializzate,
viventi, intelligenti e parlanti, quali fenomeni puramente «plastici» di
obbiettivazione del pensiero, in cui le apparenze della vita sarebbero
dovute a un fenomeno di trasmigrazione di una personificazione
subcosciente nel fantasma plastico (prosopopesi); o se invece
riconosca l’esistenza dei fenomeni di vera e propria
materializzazione di organismi umani integralmente costituiti, capaci
di raggiungere, in rare circostanze, tale perfezione da entrare
temporaneamente in piena funzione fisiologica.
Il Sudre non si spiega chiaramente in proposito, e taluni brani
della sua discussione farebbero dubitare ch’egli non intenda andare
oltre alla tesi della «forza plasticizzante». Così a pagina 292 egli
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