Page 103 - Per la difesa dello Spiritismo
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bambino   ammalato,   che   in   condizioni   di   delirio,   vide   ciò   che
          accadeva in un’altra camera, risulta analoga a una mia personale
          esperienza,   occorsa   allorché   trovandomi   a   Johannesburgh   (Sud
          Africa), mi sottoposi all’azione del “cloroformio” per l’estrazione di
          un dente... Ad ogni volta che il dentista si avvicinava con le tanaglie,
          io gli dicevo: “Non dormo ancora”; ed egli me ne somministrava
          dell’altro. Ad un tratto io mi vidi eretta a lato del seggiolone sul
          quale giaceva il mio corpo; e provavo un vivo desiderio di non più
          tornare nel corpo! E perciò mi sforzavo a far chiedere dal mio labbro
          altre e poi altre inalazioni di cloroformio, con lo scopo preciso di
          farmi uccidere. Mi si disse, infatti, che ad ogni volta che il dentista
          mi   si   avvicinava   per   operare,   io   non   la   finivo   mai   di   ripetere:
          “Ancora   cloroformio!”.   Ma   il   dentista   si   rifiutò   di   continuare,
          rinunciando momentaneamente ad estrarmi il dente. Poco dopo mi
          ritrovai nel corpo, e mi risvegliai... Allora mi trasportarono in altra
          camera, mi deposero sopra una sedia a sdraio che si elevava dal suolo
          pochi pollici, mi somministrarono cloroformio, e mi estrassero il
          dente cariato. Ma nel corso di tale operazione, mi avvennero cose
          straordinarie. Mi ritrovai nuovamente fuori del corpo, sospesa nello
          spazio,   pienamente   consapevole   del   grande   mutamento   avvenuto
          nell’esser mio. E ciò che più conta, io mi avvidi all’improvviso di
          possedere   cognizioni   che   si   estendevano   a   secoli.   Vibravo   di
          esultanza, ma sapevo di non essere morta, e di dovere tornare nel
          corpo. Per cui dicevo a me stessa che avevo una grande novella da
          partecipare al mondo, e che perciò occorreva di non dimenticare.
          Poco dopo cominciai a sentirmi obbligata a prendere contatto col mio
          corpo. Rientravo in esso a sbalzi successivi, e ad ogni sbalzo, io
          dimenticavo una parte di quanto avevo appreso e conosciuto.
                 In attesa del mio risveglio, il dentista col dottore si erano
          affacciati alla finestra; ed io che mi sentivo soltanto in parte rientrata
          nel   corpo,   mi   rivolsi   ad   essi   dicendo:   “Guardate   quella   signora
          inglese che siede insieme al proprio servo Kaffiro, in una carrozzella
          tirata   da   cani,   ed   hanno   entrambi   le   ginocchia   avvolte   nella
          medesima coperta da viaggio. Io detesto tali famigliarità coi servi
          indigeni”. Il dentista e il dottore si voltarono stupiti a guardarmi, e


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