Page 89 - Fisica per non fisici
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assume  la  forma  di  un’onda  che  si  propaga  verso  l’altro  bambino  e  lo  raggiunge

          dopo  qualche  secondo.  Inoltre,  all’arrivo  dell’onda,  l’altro bambino  avverte  la
          presenza di una forza che tende a muovergli la mano, seguendo le oscillazioni che
          sono state impresse. Questo significa che il primo bambino ha di fatto trasmesso il

          suo movimento all’altro bambino.
              Fare su e giù con la mano significa che a essa è impressa continuamente una certa
          accelerazione;  e  abbiamo  osservato  che  questa  accelerazione  ha  dunque  generato
          onde  che  si propagano  trasmettendo  l’«informazione»  contenuta  nel  particolare
          movimento che il primo bambino ha impresso alla corda.


          Ebbene,  questa  situazione  è  particolarmente  interessante  perché  ci  rivela
          un’importante  analogia:  come  l’accelerazione  della  mano  genera  onde  lungo  la

          corda, così un corpo elettricamente carico che si muove di moto accelerato genera
          onde che si propagano nello spazio. Si può verificare sperimentalmente che si tratta
          di onde che trasportano un campo elettrico e un campo magnetico cioè, in breve, di
          onde elettromagnetiche.


          Ma c’è di più: come l’altro bambino aveva avvertito la presenza di una forza che
          tendeva a muovergli la mano seguendo il movimento impresso alla corda dal suo
          amico, così un’onda elettromagnetica trasmette il movimento delle cariche elettriche

          che l’hanno generata.
              È  interessante  soffermarsi  un  momento  su  tale  circostanza  poiché  è  proprio  su
          questa che è basato il funzionamento della radio (o della televisione).
              Quando  un’onda  elettromagnetica  viene  prodotta  da  una  stazione  radio,  essa
          trasmette  il  moto  degli  elettroni  che  l’hanno  generata  a  una  radio  ricevente  posta

          anche  a  notevole distanza.  Gli  elettroni  che  si  trovano  sull’antenna  della  radio
          ricevente seguono allora le onde e riproducono proprio il moto che le ha generate. In
          altri  termini,  l’«informazione»  (acustica,  visiva)  contenuta nel moto degli elettroni

          presenti  nell’antenna  trasmittente  viene  trasferita  inalterata  all’apparecchio
          ricevente.

          La presenza di questo fenomeno di propagazione di un campo elettromagnetico è nota
          da molto tempo: è stata prevista nella seconda metà dell’Ottocento dal fisico inglese

          James Clerk Maxwell (1831-1879) a seguito dei suoi studi sull’elettricità.
              Le equazioni di  Maxwell, che descrivono le caratteristiche di qualsiasi campo
          elettromagnetico, di come possa essere generato e di come si propaghi nello spazio,

          costituiscono  dunque  una delle  principali  acquisizioni  nella  storia  della  fisica.  In
          questa sede non è il caso di esporre tali equazioni; esse richiedono un formalismo
          matematico piuttosto complicato. Allora ci fermiamo qui?
              No;  è  di  fondamentale  importanza  almeno  enunciare  una  delle  conseguenze  di
          queste equazioni, conseguenze delle quali si ha ovviamente la verifica sperimentale.
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