Page 84 - Fisica per non fisici
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L’effetto fotoelettrico non può essere spiegato in termini di onde, cioè se pensiamo
          alla  propagazione  della  luce  in  analogia  alla  propagazione  delle  onde  sulla
          superficie  di  un  liquido.  Infatti  è  vero  che  le  onde  trasportano  energia,  come  la

          trasportano le particelle materiali; quindi anche le onde potrebbero estrarre elettroni
          provocando l’effetto fotoelettrico. Però è anche vero che questa energia è distribuita
          su  tutto  il  fronte  dell’onda.  Essa  è,  per  così  dire,  «diluita»  su  tutta  la  superficie
          dell’oggetto illuminato invece di essere concentrata nei punti di impatto dei singoli

          fotoni.

          Riducendo l’intensità della sorgente luminosa, che equivarrebbe a ridurre l’ampiezza
          delle onde, potremmo metterci in condizioni tali che nessun elettrone potrebbe mai

          acquistare  energia  sufficiente  per  uscire  dall’oggetto  illuminato.  Sperimentalmente
          sappiamo invece che ridurre l’intensità luminosa ha come conseguenza soltanto la
          riduzione del numero di elettroni che vengono emessi per unità di tempo ma non ha
          alcuna influenza sull’energia di ciascun elettrone.
              D’altro canto potremmo pensare che, seppure investito successivamente da onde

          di ampiezza molto piccola, un elettrone potrebbe comunque accumulare una notevole
          energia fino  ad  averne  abbastanza  da  superare  la  «barriera»  che  lo  trattiene  nel
          materiale. Ciò avverrebbe trascorso un po’ di tempo dall’istante nel quale la luce

          comincia a cadere sull’oggetto; ma l’esperienza mostra che questo non si verifica:
          gli  elettroni  sono  emessi istantaneamente a partire dal momento nel quale la luce
          comincia a cadere sull’oggetto.

          Le discussioni precedenti sembrano averci posto di fronte a un dilemma insolubile:

          la propagazione della luce è un fenomeno corpuscolare oppure ondulatorio?

          La  fisica  moderna  ci  insegna  la  giusta  interpretazione  dei  fenomeni  luminosi;

          interpretazione  che  di  fatto,  come  vi  avevo  anticipato,  dà  ragione  tanto  a  Newton
          quanto a Hooke e Huygens: la luce è un fenomeno corpuscolare e ondulatorio.

          Cosa vuol dire questa affermazione? Vuol dire che possiamo tranquillamente pensare
          a un raggio di luce come a uno sciame di fotoni. Ciascun fotone, però, non ha soltanto

          le  caratteristiche  di  una  «pallina»  piccolissima:  esso  si  comporta  anche  come
          un’onda.
              Così la propagazione di un numero grandissimo di fotoni è proprio simile a quella

          di  un’onda  sulla  superficie  di  un  liquido  e  possiamo  pensare,  altrettanto
          correttamente, che un raggio di luce sia un’onda luminosa.
              Quando facciamo esperimenti con la luce può accadere che venga messo in risalto
          l’aspetto  corpuscolare  di  ciascun  fotone:  per  esempio  osservando  l’effetto
          fotoelettrico. In altri esperimenti può accadere che sia invece l’aspetto ondulatorio
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