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40 Novelle Hans Christian Andersen
La massaia saprebbe allora a chi dare le sue bucce! Tante volte le ho sentito dire: Se avessimo
un'oca!... — Ecco che ora potrebbe averla... E (perchè no?) l'avrà. Vuoi tu barattare? Ti do la pecora
in cambio, e ti dico grazie per soprammercato!»
Sì, l'altro barattava ben volentieri; e così fu affare fatto, ed il contadino s'ebbe l'oca. La città
oramai era vicina, e la folla sulla strada cresceva sempre: era tutto un brulichìo di uomini e di
bestiame. La strada fiancheggiava il piccolo campo di patate del gabelliere, dov'egli teneva legata la
sua gallina, perchè nella confusione non avesse a scappargli e ad andar perduta. Era una gallina
dalla coda mozza; una bella gallina che ammiccava con un occhio. «Cluc-Cluc!» — fece la gallina.
Che cosa volesse dire con questo, non saprei; ma il contadino pensò: — «È la più bella gallina, ch'io
abbia mai veduta; anche più bella della chioccia del Proposto: mi piacerebbe averla! Le galline si
ingegnano sempre a trovare qualche chicco di grano: si può dire che non abbiano bisogno di chi le
custodisca! Credo che sarebbe un buon affare se la scambiassi con l'oca.» — «Vogliam fare a
baratto?» — domandò al gabelliere. — «Baratto?» — replicò l'altro — «Eh, l'affare non sarebbe
troppo cattivo!» — E così fecero: il gabelliere prese l'oca ed il contadino la gallina.
Per via, egli aveva già combinato non pochi affari; era stanco, ora, e accaldato, e sentiva il
bisogno d'un sorso d'acquavite e d'un pezzo di pane. L'osteria era proprio lì dinanzi, e fece per
entrare: ma per l'appunto l'oste usciva in quel momento, con un sacco pieno colmo sino alla bocca;
e si scontrarono sulla porta.
«Che cos'hai là dentro?» — domandò il contadino.
«Mele marce!» — disse l'oste: «Un sacco intero, per darle ai maiali.»
«Un bel mucchio! Mi piacerebbe le vedesse la massaia! L'anno passato, l'albero vicino alla
buca della torba non diede che una mela sola. Si volle serbarla, e rimase sul cassettone sin che
marcì. È sempre un piccolo raccolto, diceva la massaia. Qui ne vedrebbe uno bello, dei raccolti! Ah,
bisogna che glielo porti a vedere!»
«E che mi date in cambio?» — domandò l'oste.
«Darti? Ti do la mia gallina in cambio!» — Diede la gallina, ebbe in cambio le mele, ed
entrò nell'osteria. Nell'andare al banco, posò il sacco delle mele accanto alla stufa, senza badare
ch'era accesa e ben calda. Molti forestieri si trovavano già nella sala — mercanti di cavalli, mercanti
di buoi; e c'erano anche due Inglesi, ricchi sfondati, con le tasche piene di monete d'oro, così piene
rigonfie ch'erano lì lì per iscoppiare. Di scommesse, poi, erano maestri; e, infatti, sentirai.
«Susss! susss!» — Che strano rumore mandava mai la stufa? Eran le mele, che cominciavan
a friggere.
«Che roba è?» — E allora tutti appresero la storia del cavallo, ch'era stato barattato con una
vacca, e poi con tant'altre cose, giù giù sino al sacco delle mele fracide.
«Ora, ora quand'andrai a casa! Le buscherai belle dalla massaia!» — dissero gli Inglesi.
«Buscarne?» — fece il contadino: «La massaia mi bacerà e dirà: quel che fa il capoccia è
sempre ben fatto.»
«Scommettiamo?» — proposero gli Inglesi: «Un barile pieno di monete d'oro:
trecentocinquanta sterline sono venti piastre danesi.»
«Oh, mi basta anche uno staio!» — replicò il contadino: «Quanto a me, non posso
scommettere che uno staio di mele, e poi mi ci aggiungerò io, con la vecchia massaia, per darvi
buona misura. Faremo così misura abbondante, eh?»
«E sia!» — esclamarono essi; e la scommessa fu accettata.
La carrozza dell'oste era pronta; gli Inglesi vi salirono e con essi il nostro vecchio: le mele
fracide furono caricate, e così arrivarono finalmente alla casa del contadino.
«Buona sera alla massaia!»
«Grazie, vecchio mio!»
«Ho fatto un buon baratto del nostro cavallo.»
«Sì, tu sai far bene le cose tue!» — disse la donna; e l'abbracciò, senza por mente al sacco,
nè ai forestieri.
«Ho scambiato il cavallo con una vacca.»
«Dio sia ringraziato per il latte che avremo!» disse la donna. «Rivedremo così sulla nostra
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