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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen




                                                 IL RAGAZZACCIO


                   C'era una volta un vecchio Poeta, un vecchio Poeta proprio buono. Una sera, mentr'egli se ne
            stava tranquillo a casa sua, scoppiò una terribile  bufera. La pioggia veniva giù a torrenti, ma il
            vecchio Poeta si godeva il caldo, comodamente seduto dinanzi alla sua stufa di terra cotta, dove il
            fuoco ardeva e le mele cuocevano con un piacevole rumorino.
                   «Non rimarrà un pelo d'asciutto a quei poveri disgraziati che sono fuori, con questo tempo!»
            — diss'egli, perchè era un Poeta di buon cuore.
                   A un tratto giunse dal di fuori una vocina supplichevole: «Oh, aprimi! Mi sento gelare, e
            sono tutto bagnato!» Era un bambino che piangeva e picchiava all'uscio, mentre la pioggia cadeva a
            torrenti e l'uragano faceva tremare i vetri.
                   «Povero cosino!» — disse il vecchio Poeta; e si alzò per  andare ad aprire. Vide un
            bambinetto, tutto inzuppato così che l'acqua gli grondava dai lunghi capelli biondi. Tremava di
            freddo, e se non avesse trovato un rifugio, sarebbe certo perito in quella bufera.
                   «Oh, povero piccino!» — fece il vecchio Poeta, e lo prese per mano. «Vieni qui da me; ti
            riscalderò io per bene! E ti darò un po' di vino, ed una mela cotta, perchè sei un gran bel figliuolo!»
                   E questo era verissimo. I suoi occhi splendevano come stelle, ed i capelli biondi, sebbene
            molli d'acqua, si inanellavano così graziosamente, ch'era un piacere. Pareva un angioletto, ma un
            angioletto livido dal freddo e tremante in tutto il corpo. In mano teneva un magnifico arco, che
            l'acqua, però, aveva tutto sciupato: i colori delle sue belle freccie erano slavati e stinti dalla pioggia.
                   Il vecchio Poeta sedette di nuovo davanti alla stufa, prese il ragazzino sulle ginocchia, gli
            spremette l'acqua dai capelli, gli riscaldò le mani tra le sue, e gli fece bollire un po' di vino con lo
            zucchero. E così, il fanciullo si riebbe, le guance gli tornarono rosee, ed egli saltò a terra e si mise a
            ballare intorno al vecchio Poeta.
                   «Sei un ragazzo allegro!» — disse il vecchio «Come ti chiami?»
                   «Mi chiamo Amor!» — rispose egli: «Non mi conosci? Ecco là il mio arco. Con quello si
            che so tirar bene, non dubitare! Guarda, ora il tempo si rimette al buono: ecco che la luna torna a
            risplendere!»
                   «Ma il tuo arco è sciupato!» — disse il vecchio Poeta.
                   «Questo mi rincrescerebbe!» — fece il ragazzino; lo prese e lo esaminò: «Oh, è bell'e
            asciutto e non ha per nulla sofferto! La corda sta benissimo tesa. Ora, lo provo subito!» — E in così
            dire, lo tese, ci mise una freccia, mirò... e colpì il buon vecchio Poeta proprio al cuore. «Così, ti ho
            fatto vedere che il mio arco non s'è punto sciupato!» — diss'egli; rise forte, e scappò per la sua
            strada. Che ragazzaccio! Tirare così al vecchio Poeta, che lo aveva accolto tanto affettuosamente nel
            salottino caldo, ed era stato tanto buono con lui, e gli aveva dato il vino dolce e la più bella delle sue
            mele cotte!
                   Il buon Poeta giaceva disteso al suolo, e piangeva: era ferito proprio al cuore, e si
            rammaricava: «Ah, che ragazzaccio è mai questo Amor! Lo voglio dire a tutti i bambini buoni,
            perchè se ne guardino, e non giochino mai con lui: già, egli non farebbe loro che male...»
                   Tutti i buoni fanciulli, ragazzine e ragazzini, ai quali raccontò il fatto, si tengono ora in
            guardia contro il cattivello; ma egli è così scaltro ed accorto, che riesce sempre a burlarsi delle loro
            precauzioni. Quando gli studenti escono dalla lezione, si pone loro a lato, con una toga nera ed un
            libro sotto al braccio. Essi non  lo riconoscono; lo prendono a braccetto, credendolo un altro
            studente, ed allora egli pianta loro la freccia nel petto. Quando le giovinette tornano dalla predica,
            persino quando stanno in chiesa, egli si cela sempre dietro di loro. E in ogni dove, in tutti i
            momenti, dietro ad ogni specie di gente. In teatro, si mette in mezzo del lampadario, e s'infiamma e
            risplende; e la gente lo crede una lampada, ma poi, troppo tardi, si avvede ch'era ben altro! Corre
            nel parco del Re e sui bastioni; sì, e una volta ha persino colpito al cuore il tuo babbo e la tua
            mamma. Domandane un po' a loro, e sentirai quello che ti dicono! Ah, è un vero monello, questo
            Amor, e sarà bene che tu non abbia mai nulla a fare con lui. Perseguita tutta la gente di questo

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