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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            funerale, che nemmeno fosse stata la sua. E quando Cecchino fu tornato a casa, subito mandò il
            ragazzo da Ceccone, a domandare a prestito lo staio.
                   «Che faccenda è questa?» — disse Ceccone: «O non l'ho ammazzato? Voglio andare da me
            e vederci chiaro.» E andò egli stesso da Cecchino con lo staio.
                   «Ma come? Di dove t'è venuto tutto codesto danaro?» — domandò; e spalancò tanto d'occhi
            alla vista del mucchio. «Tu hai ucciso la mia nonna e non me;» — rispose Cecchino: «ed io sono
            andato e l'ho venduta, e me n'hanno dato uno staio pieno di quattrini.»
                   «Non si può dire che non sia  pagata bene!» — disse Ceccone; corse a casa, e con una
            mazzata sul capo, uccise la sua nonna. Poi la mise in una carrozza, e andò in città, dal farmacista, e
            gli domandò se voleva comprare un morto.
                   «Chi è? e come l'hai avuto?» — domandò il farmacista.
                   «È la mia nonna;» — rispose Ceccone: «l'ho ammazzata per averne uno staio di quattrini.»
                   «Dio ci salvi tutti!» — gridò il farmacista: «Ma tu sei matto? Non dire di queste cose, o ti
            taglieranno la testa!» E gli spiegò per bene quale azionaccia avesse commessa, e quanto malvagio
            egli fosse, e come dovesse esser punito. E Ceccone prese tanta paura, che scappò dalla farmacia,
            balzò a cassetto, frustò i cavalli, e via di galoppo a casa. E il farmacista e la gente, credendolo
            matto, lo lasciarono andare dove gli pareva.
                   «Me l'hai da pagare!» — esclamò Ceccone quando fu sulla strada maestra: «Sì, con la vita
            me l'hai da pagare, caro Cecchino!» E appena a casa, prese il sacco più grande che potè trovare,
            andò da Cecchino, e gli disse: «Me l'hai fatta un'altra volta! Prima, ho ammazzato i miei cavalli;
            poi, la mia nonna; e tutto per colpa tua. Ma hai finito, ora, di farti beffe di me!» E afferrò Cecchino
            a mezzo il corpo, lo ficcò nel sacco, se lo caricò sulle spalle, e poi gli gridò: — «Ora ti porto al
            fiume e ti affogo!»
                   Ma per arrivare al fiume, la via era lunga, e Cecchino pesava. Passarono dinanzi alla chiesa:
            l'organo suonava e la gente cantava così bene!... Ceccone depose il sacco, con dentro Cecchino, alla
            porta della chiesa, e pensò che sarebbe buona cosa fermarsi, prima d'andare oltre, ad ascoltare i
            vespri; tanto, Cecchino non poteva scappare, tutta la gente era in chiesa, e così anche Ceccone
            entrò.
                   «Ah, povero me!» — sospirava Cecchino nel sacco; e si voltava e si rivoltava; ma era
            impossibile sciogliere la corda. In quella, passò di lì un vecchio pastore, coi capelli bianchi come la
            neve, il quale guidava una mandria di buoi e di vacche. Gli animali urtarono il sacco, che si
            rovesciò.
                   «Ah, povero me!» — sospirò Cecchino: «Così giovane e dover andare diritto in Paradiso!»
                   «Ed io, poveretto,» — disse il  pastore, «che son tanto vecchio, e ancora non ci posso
            andare!»
                   «Apri subito il sacco,» — gridò Cecchino: «ficcati dentro in vece mia, e andrai in Paradiso
            difilato.»
                   «Con tutto il cuore!» — disse il pastore; e slegò la bocca del sacco, da cui Cecchino saltò
            subito fuori.
                   «E tu guardami le vacche,» — disse il pastore; e si ficcò nel sacco; e Cecchino legò la bocca
            per bene, e andò via con la mandria.
                   Poco dopo, Ceccone uscì di chiesa; si caricò di nuovo il sacco sulle spalle, ma gli parve
            divenuto più leggero; perchè il vecchio pastore pesava appena la metà di Cecchino.
                   «Com'è alleggerito ora! Certo, è perchè sono entrato in chiesa a pregare.»
                   Andò diritto al fiume, ch'era largo e profondo, gettò nell'acqua il sacco col vecchie pastore, e
            credendo fosse Cecchino, gli gridò dietro: «Rimanti costà. Ora non ti farai mai più beffe di me!»
                   E andò verso casa; ma, giunto ad un crocicchio, incontrò Cecchino, che parava le sue bestie.
                   «Che affare è questo?» — gridò Ceccone: «O non ti ho affogato?»
                   «Sì,» — rispose Cecchino; «mi hai gettato nel fiume che non sarà nemmeno mezz'ora.»
                   «Ma dove hai pescato tutte codeste vacche?» — domandò Ceccone.
                   «Sono vacche di fiume,» — rispose Cecchino. «Ora ti racconterò tutto per bene. Grazie,
            intanto, per avermi affogato. Oramai sono alla vetta dell'albero: son divenuto proprio ricco. Ma che

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