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40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen

            scrittori di libri.
                   «La Vostra Imperiale Maestà non può credere quanta parte di quello che si scrive sia pura
            immaginazione, — senza contare la poesia che è detta arte nera.»
                   «Ma il libro nel quale l'ho letto,» — disse l'Imperatore, — «mi fu mandato dall'alto e
            possente Imperatore del Giappone; e perciò non può mentire. Io voglio sentire l'usignuolo. Deve
            venire qui questa sera stessa. Egli ha il mio imperiale gradimento; e se non viene, dopo che la Corte
            avrà cenato, tutta la Corte sarà pestata sotto i piedi!»
                   «Tsing pe!» — disse il Cavaliere; e di nuovo corse su e giù per gli scaloni, e per tutte le sale
            e i corridoi; e metà della Corte correva con lui, perchè ai cortigiani poco garbava d'essere pestati
            sotto ai piedi.
                   Poi fu fatta una grande inchiesta, per iscoprire quest'usignuolo, che tutti conoscevano
            all'infuori della Corte.
                   Finalmente, in cucina, trovarono una povera ragazzetta, la quale disse:
                   «L'usignuolo? Altro se lo conosco! Sì, canta tanto bene. Ogni sera mi è data licenza di
            portare alla mia mamma malata gli avanzi della tavola. La mia mamma abita vicino alla spiaggia
            del mare; e quando, nel ritorno, mi sento stanca,  mi riposo nel bosco, e allora ascolto il canto
            dell'usignuolo; e gli occhi mi si inumidiscono, ed è come se la mamma mi desse un bacio.»
                   «Ragazza mia,» — disse il Cavaliere: «Io ti farò avere un posto nella cucina imperiale, con
            licenza di vedere l'Imperatore mentre desina, se ci sai condurre immediatamente da quest'usignuolo;
            perchè il concerto è annunziato per questa sera stessa.»
                   E così tutti s'incamminarono verso il bosco dove l'usignuolo soleva cantare; metà della Corte
            addiritttira seguiva la ragazzetta ed il Cavaliere d'Onore. A mezza strada, sentirono muggire una
            mucca.
                   «Oh,» — gridarono i paggi di Corte: «Eccolo finalmente! E spiega una potenza meravigliosa
            davvero in sì piccolo animale. Certo, debbo averlo sentito già altra volta.»
                   «No, quella è una mucca che muggisce,» — disse la piccola guattera: «Abbiamo ancora un
            buon tratto di strada da fare.»
                   Poi, le rane del fosso cominciarono a gracidare.
                   «Magnifico!» — esclamò il Predicatore della Corte cinese: «Ora che lo sento, somiglia ad
            un campanellino di chiesa.»
                   «No, quelle son rane,» — disse la ragazzina: «Ma ben presto lo sentiremo.»
                   Di lì a poco, infatti, l'usignuolo incominciò a cantare.
                   «Eccolo!» — esclamò la ragazzina: «Sentite, sentite! È laggiù!»
                   E additò un uccellino grigio in un cespuglio.
                   «Ma è possibile?» — gridò il Cavaliere: «Non avrei mai creduto che avesse quell'aspetto lì!
            Com'è meschino! Di certo che avrà mutato di colore, vedendosi attorno tanti personaggi di
            riguardo!»
                   «Mio piccolo usignuolo,» — disse forte la servetta: «Il nostro augusto Imperatore desidera
            che tu canti davanti a lui.»
                   «Col maggior piacere!» — rispose l'usignuolo; ed incominciò a cantare deliziosamente.
                   «Sembran tanti campanellini di cristallo!» — disse il Cavaliere. «E guardate la piccola gola
            come lavora! È strano che non l'abbiamo mai sentito prima. L'uccelletto avrà un vero successo a
            Corte.»
                   «Debbo cantare ancora per l'Imperatore?» — domandò l'usignuolo,  perchè credeva che
            l'Imperatore fosse presente.
                   «Mio eccellente usignuoletto,» — disse il Cavaliere. «Ho l'onore d'invitarti per questa sera
            alla Corte, ove affascinerai Sua Maestà l'Imperatore con la dolcezza del tuo canto.»
                   «Le mie canzoni suonano meglio tra il verde della foresta,» — osservò l'usignuolo; ma si
            arrese volentieri quando udì che tale era il desiderio dell'Imperatore.
                   Il palazzo era addobbato a festa. Le pareti ed i pavimenti, tutti di porcellana, scintillavano
            alla luce di migliaia e migliaia di lampade d'oro. I fiori più rari, quelli che avevano i campanellini
            più squillanti, adornavano i vestiboli. C'era un continuo andirivieni, e continue correnti d'aria, ed i

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