Page 70 - 40 Novelle
P. 70

40 Novelle                                                              Hans Christian Andersen




                                                   L'USIGNUOLO


                   Avete da sapere che nella Cina l'Imperatore è cinese, e che son cinesi tutti quelli che gli
            stanno d'attorno. Ciò che vi racconterò è avvenuto molti anni or sono: ma appunto per questo la
            storia merita d'esser sentita, prima che se ne perda del tutto la memoria.
                   Il palazzo dell'Imperatore era il più splendido palazzo del mondo; era fatto tutto di
            porcellana preziosissima, ma così  delicata, così fragile, che bisognava badar bene a quel che si
            faceva, anche soltanto nell'accostarvisi. Il giardino era pieno di magnifici fiori, ed ai più preziosi il
            giardiniere aveva attaccato certi campanellini d'argento, per modo che nessuno potesse passare
            senza osservarli. Sì, nel giardino dell'Imperatore tutto era mirabilmente combinato; ed era un
            giardino immenso: nemmeno il giardiniere sapeva dove terminasse. Cammina, cammina, cammina,
            si arrivava ad una superba foresta, con alberi alti, e limpidi laghi; e la foresta si stendeva avanti
            avanti sino al mare, azzurro e profondo, sì che i bastimenti, costeggiando, potevano passare sotto ai
            rami dei grandi alberi, che sporgevano sull'acqua. Tra quegli alberi, viveva un usignuolo, il quale
            cantava così meravigliosamente, che persino il povero pescatore, con tante altre cose che aveva per
            il capo, quando usciva la notte a gettare le reti, non poteva fare a meno di fermarsi, immobile, ad
            ascoltarlo.
                   «Che bellezza!» — esclamava; ma poi gli toccava badare ai fatti suoi, e l'uccellino gli usciva
            di mente. E pure, quando, la notte dopo, l'usignuolo tornava a cantare, il pescatore si fermava di
            nuovo ad ascoltare, e di nuovo ripeteva: «Che bellezza!»
                   Da tutti i paesi del mondo capitavano forestieri a visitare la città dell'Imperatore, e la
            ammiravano, e ammiravano il palazzo ed il giardino; ma, quando udivano l'usignuolo, dicevano:
            «Ah, come questo non c'è niente al mondo!»
                   Ed i viaggiatori ne parlavano quando tornavano alle loro case; e i più dotti scrissero anche
            molti libri, sulla città, sul palazzo e sul giardino. Nè l'usignuolo fu dimenticato; ebbe anzi il primo
            posto fra tante meraviglie; e quelli che sapevano  scrivere in poesia, scrissero odi bellissime
            sull'usignuolo della foresta, in riva al lago profondo.
                   I libri andarono per il mondo, e due o tre giunsero sino all'Imperatore. Seduto sulla sua
            poltrona d'oro, l'Imperatore leggeva e leggeva; ed ogni tanto assentiva col capo, per il
            compiacimento di trovare le magistrali descrizioni della città, del palazzo e del giardino. «Ma
            l'usignuolo è il più bello di tutto.» — Stava scritto proprio così.
                   «Che affare è questo?» — esclamò l'Imperatore: «Io non ho mai veduto usignuoli! Io non so
            che ci sia un tale uccello nel mio Impero, e tanto meno nel mio giardino. Non ne ho mai neppur
            sentito parlare. Pensare che debba apprenderlo per la prima volta dai libri!»
                   E chiamò il suo Cavaliere d'Onore. Questo Cavaliere era così compito, che quando alcuno,
            inferiore a lui di grado, osava rivolgergli la parola o fargli qualche domanda, non rispondeva altro
            che: «P!» — ch'è come dire niente del tutto.
                   «È scritto qui che c'è un uccello meraviglioso, chiamato usignuolo;» — disse l'Imperatore:
            «e niente di meno che pare sia la miglior cosa di tutto il mio Impero. Domando e dico perchè non ne
            ho mai sentito parlare!»
                   «Non ho mai sentito questo nome;» — rispose il Cavaliere: «certo non fu mai presentato a
            Corte.»
                   «Comando che abbia a venirvi questa sera  e che canti alla mia presenza!» — disse
            l'Imperatore: «Che tutto il mondo abbia da sapere quel che posseggo, e che non abbia da saperlo
            io!...»
                   «Non l'ho mai sentito nominare,» — disse il Cavaliere, «ma lo cercherò. Lo cercherò e lo
            troverò.»
                   Trovarlo, sì; ma dove? Il Cavaliere corse su e giù per tutti gli scaloni, per tutte le sale e gli
            anditi e i corridoi; ma nessuno tra quanti incontrava aveva mai udito parlare dell'usignuolo. Ed il
            Cavaliere tornò di corsa dall'Imperatore, e gli disse che doveva essere una favola, inventata dagli

                                                           68
   65   66   67   68   69   70   71   72   73   74   75