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QUEL CHE UNA PIANTA PROVA

             fisicamente con un righello. E rimase stupito nel constatare che
             le foglie misurate non raggiungevano mai la loro normale lun­
             ghezza. Non solo: con il proseguire dell’esperimento, alla fine
             ingiallivano e morivano. Invece, le foglie della stessa pianta che
             non erano state toccate e misurate continuavano a prosperare.
                Come spiegò Salisbury: “Ci trovammo dinanzi alla notevole
             scoperta che si può uccidere una foglia di nappola semplice-
             mente toccandola per pochi secondi ogni giorno ! ” ,9
                Dal momento che gli interessi di Salisbury erano indirizza­
             ti altrove, prima che la sua osservazione venisse inserita in un
             contesto più ampio doveva passare un decennio. Mark Jaffe, un
             fisiologo vegetale che nei primi anni Settanta faceva capo alla
             Ohio University, riconobbe che questa inibizione alla crescita
             indotta dal tatto è un fenomeno comune nella biologia vegeta­
             le. Lo scienziato coniò il goffo termine “tigmomorfogenesi”,10
             dalle radici greche thigmo- (tatto) e morphogenesis (creazione
             di una forma), per descrivere l’effetto generale della stimola­
             zione meccanica sulla crescita di una pianta.
                Ovviamente, le piante sono esposte a molteplici sollecita­
             zioni tattili, come il vento, la pioggia e la neve, e gli animali
             vengono continuamente in contatto con molte di loro. Così, a
             posteriori, non è affatto sorprendente scoprire che una pianta
             ritardi la propria crescita in risposta al tatto. Una pianta perce­
             pisce in quale tipo di ambiente vive. Gli alberi che crescono alti
             sul crinale di una montagna sono spesso esposti a forti venti e
             si adattano a questa sollecitazione ambientale limitando lo svi­
             luppo dei rami e facendo crescere tronchi corti e spessi. D ’al­
             tro canto, la stessa specie, cresciuta in una valle riparata, pro­
             durrà alberi alti, sottili, e pieni di rami. Il ritardo della crescita
             in risposta al tatto è un adattamento evolutivo che aumenta le
             possibilità che una pianta possa sopravvivere a perturbazioni
             ripetute e spesso violente. Infatti, dal punto di vista ecologi­
             co, una pianta affronta molte delle stesse scelte che dovremmo
             compiere noi, se dovessimo costruire una casa. Quali risorse
             occorre riservare alle fondamenta? E come deve essere la strut­
             tura dell’edificio? Se vivete in una zona scarsamente ventosa, o
             a basso rischio sismico, allora potete impiegare le vostre risor­


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