Page 48 - Via Crucis
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Lo statunitense Raymond Leo Burke, classe 1948, patrono del sovrano militare ordine
di Malta, è a suo agio in 417 metri quadrati, così come il polacco Zenon Grocholewski,
classe 1939, dal marzo scorso prefetto emerito della Congregazione per l’educazione
cattolica. A lui una residenza di 405 metri quadrati. A pochi passi, sempre nel quartiere
romano di Borgo Pio, una residenza principesca di 524 metri quadrati è abitata dal
cardinale americano William Joseph Levada, nato a Long Beach, classe 1936,
fedelissimo di Ratzinger, che nel 2005 lo ha voluto suo successore come prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede. Nel 2006 Levada è stato chiamato a
testimoniare, a San Francisco, sugli abusi sessuali commessi su minori da alcuni preti
dell’arcidiocesi di Portland, dove è stato arcivescovo dal 1986 al 1995. Era l’autorità
responsabile dei preti poi risultati colpevoli di abusi. In tutto questo scenario, la stanza
201 di papa Francesco a Santa Marta è quasi una capanna, non arrivando a 50 metri
quadrati.
I privilegi dei cardinali però non finiscono qui, infatti essi non pagano l’affitto ma
solo le spese finché ricoprono incarichi all’interno della curia. Dopo viene fissato un
canone calmierato di 7-10 euro al metro quadro. Spesso però gli alti porporati
mantengono incarichi in qualche dicastero che consentono loro di continuare a godere
del benefit «canone zero». La motivazione più frequente fornita dai diretti interessati in
risposta alle critiche sull’ampiezza delle residenze è la necessità di disporre di diverse
stanze per ospitare tre o a volte perfino quattro suore incaricate di accudire il porporato
nelle faccende domestiche.
I cardinali curiali si occupano degli enti più importanti della Santa sede, controllano il
cuore della Chiesa nel mondo. Da qui parte l’azione evangelica e soprattutto di carità,
secondo il dettame di Francesco, un’azione che si dovrebbe irradiare ovunque. Il
condizionale è però d’obbligo. In realtà le cose stanno in modo assai diverso.