Page 165 - Via Crucis
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L’ascesa di Pell, sopravvissuto agli scandali della pedofilia
Certamente il curriculum di certi capi scelti dal pontefice non aiuta. A iniziare dallo
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stesso Pell, promosso cardinale nel 2003 da Giovanni Paolo II, e il cui controverso
passato merita una giusta attenzione. Nel 2010 Benedetto XVI lo aveva valutato come
possibile prefetto della potentissima Congregazione per i vescovi, per succedere a
Giovanni Battista Re, giunto all’età della pensione. Quando invece Francesco arriva in
Vaticano quasi non lo conosce, quantomeno non ha con lui un rapporto di amicizia,
sebbene nel 2012 si fossero incontrati quando l’australiano venne nominato Padre della
XIII assemblea generale del Sinodo dei vescovi.
In Vaticano, subito dopo l’elezione di Francesco, Pell è uno dei componenti del C15,
il Consiglio dei cardinali che Bergoglio individua subito come strumento per entrare
dentro il cuore finanziario della Santa sede. Un’intuizione difficilmente realizzabile. Il
Consiglio è un organo vetusto e senza grandi poteri. Eppure, potenziandone le funzioni
con un audit interno, potrebbe diventare il braccio operativo della rivoluzione dolce
del papa.
In quei mesi della primavera del 2013 Pell cerca di immaginare la strada del
cambiamento e di individuare i consiglieri più vicini al pontefice. Intuisce benissimo la
nuova atmosfera che il santo padre ha intenzione di portare in curia, e vuole avere un
ruolo centrale nel progetto di ristrutturazione dell’intero Vaticano. In particolare,
frequenta il cardinale Santos Abril y Castelló, grande amico di Francesco, come
abbiamo visto, e prossimo presidente della commissione sullo Ior. Si avvicina pure a
monsignor Vallejo Balda, segretario della Prefettura, poi coordinatore di Cosea, il
prelato che segnala da subito numerose criticità al pontefice, a iniziare da quelle
emerse nei conti della basilica di Santa Maria Maggiore. Infine il cardinale australiano
allaccia un solido rapporto con Maradiaga, l’arcivescovo di Tegucigalpa, capitale
dell’Honduras, coordinatore dell’allora C8.
Nei palazzi vaticani i detrattori di Pell sostengono che il cardinale, in quelle
settimane, avesse un unico obiettivo: ottenere un incarico a Roma e lasciare Sydney,
sfuggendo così alla severa indagine condotta dalla Commissione nazionale d’inchiesta
australiana sulle risposte date dalle istituzioni in merito agli abusi sessuali sui minori.
Si tratta di numerosi casi di pedofilia che sarebbero avvenuti nella diocesi di
Melbourne dal 1996 al 2001, quando Pell ne era arcivescovo. Si ipotizza che il
neoprefetto non avrebbe collaborato con gli investigatori, omettendo informazioni e
insabbiando così le drammatiche storie di minori abusati da alcuni sacerdoti della sua
diocesi. Per non parlare di quando, nell’ottobre del 2002, lo stesso Pell venne
scagionato dall’accusa di aver abusato di un catechista di dodici anni durante un
campus per chierichetti svoltosi nel lontano 1961. O delle accuse rivoltegli da un ex
chierichetto, John Ellis, poco dopo la nomina a prefetto. Ellis indicò la Chiesa come