Page 170 - Via Crucis
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Repulisti

          Per accelerare le riforme e depotenziare la fronda che lo osteggia, sia sul piano della
          dottrina sia su quello dei cambiamenti nella gestione finanziaria, Francesco mette in atto
          anche un inesorabile ricambio ai vertici dei tanti uffici che controllano l’attività del

          piccolo Stato. Per prima cosa si arma di uno strumento che lo agevola. Nell’autunno del
          2014 promuove le norme che rendono obbligatorie le dimissioni, dopo i settantacinque
          anni, dei responsabili dei dicasteri di curia e introduce la possibilità che il papa chieda

          a  un  vescovo  la  rinuncia  anticipata,  «dopo  avergli  fatto  conoscere  i  motivi  di  tale
          richiesta»  e  ascoltate  «attentamente  le  sue  ragioni»,  come  si  legge  nel  documento  al
          riguardo firmato da Parolin il 5 novembre 2014.
            Così mette in uscita numerosi cardinali di curia, tra cui Angelo Amato, prefetto della
          Congregazione per le cause dei santi, Antonio Maria Vegliò, presidente del Consiglio

          della pastorale per i migranti, Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per
          l’educazione cattolica.  E proprio mentre vengono preparati i regolamenti per  Pell, il
          santo  padre  rimuove  il  cardinale  statunitense  Raymond  Leo  Burke  dalla  carica  di

          prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. Burke diventa patrono del
          Sovrano  militare  ordine  di  Malta,  praticamente  una  carica  onorifica.  Il  porporato
          conservatore,  definito  simpaticamente  «un  cembalo  che  suona  nel  deserto»  da  alcuni
          fedelissimi  di  Francesco,  è  tra  gli  oppositori  più  palesi  del  pontefice:  «Molti
          fedeli – aveva affermato dopo il Sinodo – sentono un po’ di mal di mare, perché hanno

          la sensazione che la Chiesa abbia smarrito la sua rotta».
            Già nei primi mesi  Bergoglio era partito con le rimozioni forzate dei collaboratori
          meno  amati:  oltre  a  Sciacca  e  Bertone,  anche  il  cardinale  Mauro  Piacenza,  che  dal

          vertice della Congregazione per il clero passa a occuparsi di indulgenze e dispense alla
          Penitenzieria apostolica. Piacenza era in predicato di diventare segretario di Stato in
          caso  di  elezione  del  cardinale  brasiliano  Scherer,  anche  lui  non  confermato  nel
          passaggio dal Consiglio dei quindici al nuovo Consiglio per l’economia.
            Un altro curiale spostato è Versaldi, presidente della Prefettura, nominato nel marzo

          del 2015 alla Congregazione per l’educazione cattolica al posto di Grocholewski. Via
          monsignor Guido Pozzo, sollevato dall’incarico di Elemosiniere di sua santità, quindi
          membro  della  famiglia  pontificia,  e  rispedito  a  fare  il  segretario  della  commissione

          Ecclesia Dei, creata nel 1988 da Wojtyla per studiare il fenomeno dello scisma attuato
          per opera dell’allora vescovo conservatore Marcel Lefebvre. Dal 2009 al 2012 Pozzo
          era stato segretario della stessa commissione, ora torna al punto di partenza. Rimosso
          monsignor  Mariano  Crociata:  da  potente  segretario  generale  della  Conferenza
          episcopale italiana diventa vescovo della piccola diocesi di Latina. Clamorosa la gaffe

          di  Crociata  il  giorno  della  fumata  bianca,  quando  la  Cei  diffuse  un  comunicato  per
          salutare  l’elezione  al  soglio  di  Pietro  del  cardinale  Angelo  Scola.  Crociata  è  stato
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