Page 173 - Via Crucis
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aziende pubbliche dello Stato italiano, stipendi superiori a ruolo e capacità.
È però bene precisare che papa Francesco non trova in Vaticano una vera e propria
lobby gay. O meglio, non esiste un’organizzazione omosessuale strutturata che
determina nomine, assegna appalti, controlla dicasteri, denari, vite e carriere di
persone. O quantomeno non in questo senso. In realtà, la situazione è peggiore di questa.
L’omosessualità è vissuta come un tabù infranto, un segreto, una debolezza indicibile.
Così diventa un formidabile perno per i ricatti. «Tanti cardinali coltivano segretamente
un vizio – spiega un banchiere, consulente del Vaticano, che chiede l’anonimato –, chi
vuole il ragazzo, chi la modella, chi è appassionato di cibi e vini, chi è avido di denaro.
Se uno ha cattive intenzioni basta che individui la debolezza del porporato in questione
e ha vinto. Lo fa contento, soddisfacendo le sue esigenze e sarà ricompensato a dovere,
vivendo così di rendita.» Ma tutto questo non accade in ogni struttura di potere nel
mondo? «No, in Vaticano si vive con l’ipocrita angoscia di destare scandalo, una paura
che condiziona le scelte, le reazioni, e che non si trova uguale in alcuna altra parte del
mondo. Si teme che ogni verità allontani i credenti dalla fede e per questo si tiene tutto
nascosto. A costi altissimi. Peccato che ogni segreto alimenti pressioni e ricatti.
Francesco sta cercando di rompere questa situazione ma incontra fortissime resistenze.»
E così si racconta di pedinamenti di monsignori che frequentano centri massaggi per
gay in via Merulana o in zona Parioli. Qualche fotografia eloquente e il sacerdote è
sistemato. Chi non vuole finire nella rete dei ricatti in genere cerca amicizie e contatti
su particolari siti gay che garantiscono l’assoluto anonimato. Ma non basta. A volte
questi incontri si trasformano in vere e proprie tragedie. Come nel caso del giovane
amante di un cardinale curiale che si è buttato anni fa da un palazzo a Roma, dove
lavorava, stanco delle pressioni e dei ricatti patiti dal suo amato porporato.
Appena nominato, Francesco legge gli appunti lasciati da Benedetto XVI, la relazione
sulla fuga dei documenti, e capisce che la situazione, anche per quanto riguarda il
costume e la moralità dei suoi collaboratori, è ormai fuori controllo. Così si fa dare i
tabulati con gli stipendi e le mensilità delle consulenze più importanti e scopre che ci
sono segretari, semplici funzionari che percepiscono anche 15mila euro al mese:
«Queste somme – è il commento tra i collaboratori di Bergoglio – sono la prova di
amicizia a sfondo sessuale». Non si conosce la reazione del pontefice. Di certo deve
essere ben consapevole che su questo fronte dai tempi di Benedetto XVI a oggi la
situazione non mostra segni di miglioramento.
114 Il documento di Cosea (dal titolo eloquente, «Proposed Coordination Structure for Economic-Administrative
Functions») disegna la curia del domani con tutti quei nuovi uffici che Francesco presenterà il 24 febbraio ai cardinali.