Page 178 - Via Crucis
P. 178
Resistenze, sabotaggi e false spie
Forse Francesco non ipotizzava di scoprire incrostazioni così rilevanti e resistenze così
tenaci. Del resto, far emergere gli intrecci affaristici non è semplice, nemmeno per il
papa, monarca assoluto. Difficile raccogliere le prove: in Vaticano nessuno denuncia,
pochi si fidano e confidano. D’altra parte, la capacità mimetica e soprattutto reattiva di
questa perversa filiera è consolidata e inquietante. La macchina delle riforme di
Francesco è sempre al centro d’iniziative di disinformazione e veri e propri sabotaggi:
non solo lettere anonime, furti e velate minacce con il recapito delle missive di Michele
Sindona, come già raccontato, ma anche autentiche operazioni criminali, come diverse
intercettazioni illegali.
Storie che periodicamente emergono come fiumi carsici, lasciando la piccola
comunità vaticana esterrefatta. L’ultimo caso risale al marzo del 2015, ma come al
solito nulla trapela oltre le mura leonine. Eppure c’è motivo d’allarme. Sono state
scoperte delle microspie in alcuni uffici della Prefettura. Un sistema di cimici che
«ignote manine» avevano posto nell’auto, nell’ufficio e nell’abitazione di taluni
sacerdoti che lì lavorano. Non sono preti e monsignori come tanti altri. Come abbiamo
visto, la Prefettura è il cuore pulsante dei controlli all’interno del sistema finanziario
della Santa sede. Allora, chi ha piazzato quelle cimici? E qual è l’obiettivo? Le
domande in quelle settimane lasciano attoniti cardinali e monsignori. La notizia arriva
anche alla segreteria particolare di Francesco. Un dettaglio rende ancora più
complicato questo giallo: non tutte le microspie ritrovate sono risultate funzionanti.
Alcune sarebbero state dei bluff, in pratica solo dei rudimentali congegni elettronici,
quasi fossero un messaggio, un avvertimento a chi lavora per il papa.
A questo punto sorgono spontanee altre domande che rischiano però di rimanere senza
risposta: perché collocare delle apparecchiature simili a cimici ma inutilizzabili? Forse
per lasciare intendere che chi le pone può accedere dove vuole? Altro mistero: la
Gendarmeria, da quanto si è in grado qui di ricostruire, non è coinvolta nelle indagini.
Perché? Perché non denunciare questo fatto anche alla polizia interna del piccolo Stato,
che ha il compito di individuare i responsabili di attività illegali?
Quesiti che inficiano la fiducia di chi ha scelto di collaborare con Francesco e che
rendono più cauta la sua azione. Forse non è un caso che tutto il blocco di cardinali
italiani ritenuto in qualche modo responsabile delle tante criticità emerse negli anni sia
riuscito a resistere in questi mesi. Molti sono stati rimossi – è vero – ma non tutti.
Bertello resta al vertice del Governatorato, Calcagno guida l’Apsa e Versaldi ha
lasciato la Prefettura ma solo di recente, con il nuovo incarico di prefetto della
Congregazione per l’educazione cattolica, una delle congregazioni più importanti.
L’azione di Francesco non è però mai grossolana, la sua strategia è sottile. Il papa
attende con pazienza che i più facciano un passo indietro per raggiunti limiti di età. Nel