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Epilogo

                                     Anche Francesco si dimetterà?












          Una rivoluzione incompiuta

          Abbiamo raccontato di come Francesco ha trovato la curia ormai dissestata, segnata da

          inerzie, scandali, furti, malaffare, interessi opachi. Una curia inaffidabile che ha portato
          Benedetto  XVI  alle  dimissioni  e  che  ha  allontanato  molti  fedeli  dalla  Chiesa.  Per
          cambiarla Francesco ha investito le migliori intelligenze in Vaticano e speso milioni di
          euro  in  consulenze,  pagando  professionisti  laici  provenienti  da  fuori  le  mura  e

          permettendogli di spulciare tra i conti della Santa sede. Un atto di fiducia inusuale. Una
          strada obbligata.  Solo così il papa può sconfiggere i vecchi centri di potere, nati ai
          tempi della Guerra fredda e cresciuti nell’ombra per decenni. Solo così potrà ridare
          piena credibilità e futuro a una Chiesa in cronica crisi di vocazioni, fedeli e offerte.

            Di tutte le riforme studiate nel primo anno di pontificato solo poche, pochissime sono
          riuscite  a  decollare  come  annunciato.  Si  è  studiato  molto  e  si  è  fatto  poco.  Questo
          significa purtroppo solo una cosa: la manovra di Bergoglio per allontanare i mercanti
          dal tempio rimane ancora incompiuta, dopo quasi tre anni dalla sua elezione. L’unico

          progetto che sinora si è davvero concretizzato è quello sul polo per la comunicazione,
          con la nascita del nuovo dicastero.
            Per il resto, i piani e i cambiamenti tanto annunciati sono rimasti sulla carta o sono
          stati avviati solo parzialmente. Una situazione che provoca malumori da più parti. Non

          a  caso  aumentano  i  cardinali  che  criticano  il  santo  padre.  Chi  apertamente,  come  lo
          sloveno Franc Rodé, ex arcivescovo di Lubiana. «Senza ombra di dubbio – ha detto
          Rodé all’agenzia di stampa nazionale slovena – il papa è un genio della comunicazione.
          Comunica molto bene con la moltitudine, i media e i fedeli.» «Un gran vantaggio – ha

          aggiunto  –  è  che  appare  simpatico.  Dall’altra  parte  le  sue  opinioni,  relative  al
          capitalismo e alla giustizia sociale, sono eccessivamente di sinistra. Si vede come il
          papa sia segnato dall’ambiente da cui proviene. In Sudamerica ci sono grandi differenze
          sociali e grandi dibattiti su questa situazione si susseguono ogni giorno. Questa gente

          parla molto, ma risolve pochi problemi.» O come il cardinale guineano Robert Sarah,
          prefetto della Congregazione per il culto divino. Nel marzo del 2015, al rientro da un
          suo viaggio in Francia, ha detto: «Anche all’interno della Chiesa cattolica si manifesta
          una certa confusione su questioni dottrinali, morali e disciplinari fondamentali». C’è chi
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