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responsabile delle violenze da lui subite tra il 1974 e il 1979, quando venne abusato da

          un sacerdote ora deceduto. L’ex chierichetto perse una prima causa nel 2007. Nel corso
          delle indagini le sevizie furono accertate ma la diocesi non venne ritenuta responsabile
          legalmente della triste vicenda.

            Accuse dunque finite senza alcuna conseguenza per Pell, e da lui sempre respinte, ma
          che  tuttavia  hanno  portato  il  cardinale  sui  media  di  tutto  il  mondo.  Suo  grande
          accusatore sarà Peter Saunders, vittima di abusi nella sua infanzia a Wimbledon e dal
          dicembre  del  2014  consigliere  della  Commissione  pontificia  per  la  protezione  dei
          minori,  scelto  da  Bergoglio.  Saunders  ha  chiesto  più  volte  le  dimissioni  di  Pell.

          Durante una puntata della trasmissione televisiva australiana 60 Minutes, Saunders ha
          accusato  Pell  di  aver  dribblato  i  lavori  e  le  domande  della  Commissione  nazionale
          d’inchiesta  australiana.  «Si  prende  gioco  dei  minori  vittime  di  abusi  sessuali.  È  un

          individuo pericoloso, quasi sociopatico. Ha agito con insensibilità, durezza di cuore.»
            Non vanno dimenticate anche le critiche al «Melbourne Response», il protocollo del
          1996  approvato  da  Pell  e  che  prevede  modesti  risarcimenti  per  le  vittime  dei  preti
          pedofili. Il documento fissava il tetto massimo a soli 50mila dollari, quando in tribunale
          le vittime ne ottenevano anche sei volte di più. Pronta la replica del porporato: prima

          non  erano  previsti  risarcimenti  e  «molte  delle  persone  assistite  da  noi  avrebbero
          ricevuto  poco  o  niente  se  si  fossero  rivolte  ai  tribunali».  Ma  il  giudizio  della
          Commissione  nazionale  d’inchiesta  australiana  nel  rapporto  preliminare  fu  davvero

          negativo:

            L’alto  prelato  così  facendo  mancò  di  agire  con  equità  da  una  prospettiva  cristiana.  L’arcidiocesi  che  presiedeva
            preferì tutelare e proteggere le risorse proprie piuttosto che dare giustizia.

          Famose  anche  alcune  uscite  pubbliche,  particolarmente  infelici. A  iniziare  da  quelle
          sull’Islam che sarebbe «una religione guerresca per natura, il Corano è costellato da

          invocazioni  alla  violenza».  Altro  incidente  il  22  agosto  2014  quando,  durante
          un’audizione  alla  Commissione  nazionale  d’inchiesta  australiana  svoltasi  in
          videoconferenza,  Pell  sostenne  che  «i  preti  pedofili  sono  come  dei  camionisti  che
          molestano  autostoppiste:  né  la  Chiesa  né  l’azienda  di  trasporto  possono  esserne

          considerate responsabili», sollevando polemiche di ogni tipo. Va però anche ricordato
          che, sempre durante una testimonianza, il cardinale confessò che la sua arcidiocesi non
          ha «agito con equità».
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