Page 152 - Via Crucis
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commissione pontificia, in quest’ultima fase di lavoro, percepiscono uno scollamento

          all’interno del fronte voluto dal santo padre. Un dannoso e reciproco sospetto comincia
          progressivamente a insinuarsi anche tra di loro.
            Intanto  Bergoglio  riflette.  Quando  deve  affrontare  scelte  dolorose  si  raccoglie  in

          privato  per  trovare  forza  e  concentrazione.  Prega  nella  sua  stanza,  un  ambiente
          semplice, negli arredi e nelle suppellettili: un crocefisso, una statua di nostra signora di
          Luján,  patrona  dell’Argentina,  un’icona  di  san  Francesco  che  dona  misericordia  e
          speranza, una statua con san Giuseppe dormiente.
            Serve  un  monito  a  tutta  la  curia.  Sbloccati  i  bilanci,  bisogna  che  tutta  la  comunità

          condivida  le  preoccupazioni  sul  futuro  economico  della  Chiesa  imponendo,  se
          necessario anche con la forza, quei cambiamenti tanto auspicati e finora rimasti solo
          sulla carta. Incombe il rischio che l’erosione del patrimonio diventi inarrestabile. Da

          una  parte  la  crisi  economica  colpisce  i  paesi  cattolici  più  ricchi,  riducendo  la  loro
          generosità  nei  confronti  della  Chiesa,  dall’altra  in  Vaticano,  sebbene  sia  arrivato
          Francesco,  la  spesa  aumenta.  E  mentre  nelle  segrete  stanze  accade  tutto  questo,  i
          pellegrini fiduciosi riempiono piazza San Pietro, inconsapevoli della fatica che serve
          ogni giorno a rendere concreti i dettami pontifici.

            Il papa capisce che bisogna agire subito e con misure anche drastiche. Così decide
          d’intervenire  soprattutto  sul  personale,  non  solo  perché  tutti  i  richiami  a  prestare
          attenzione nelle assunzioni e negli affidamenti d’incarichi sono rimasti lettera morta, ma

          soprattutto  perché  le  misure  dirette  sul  personale  colpiscono  più  di  tanti  altri
          cambiamenti nella percezione quotidiana di chi vive e lavora dentro le mura. Misure
          drastiche sul lavoro fanno capire che la situazione è grave e che il gesuita argentino
          porta a compimento quello che annuncia.
            Così il santo padre convoca Parolin e dispone subito dei provvedimenti d’urgenza che

          dovranno  trovare  applicazione  in  tutta  la  sede  apostolica.  È  un  giro  di  vite.  Il  13
          febbraio 2014 il segretario di Stato manda una circolare, indicando i tagli da realizzare.
          Nel  documento,  inviato  a  tutti  i  cardinali  capi-dicastero  della  curia,  Parolin  fa

          riferimento alla crisi. Per questo è necessaria

            un’immediata adozione di alcuni provvedimenti, utili al contenimento delle voci di spesa concernenti il personale [...]
            perché nell’attuale difficile momento di crisi economica [...] l’applicazione delle suddette determinazioni contribuirà,
            in  generale,  a  garantire  il  mantenimento  dell’intera  comunità  di  lavoro  al  servizio  del  santo  padre  e  della  Chiesa
            universale.

          Bergoglio  sollecita  una  maggiore  mobilità  da  ente  a  ente,  blocca  gli  straordinari,  i
          rinnovi dei contratti a tempo determinato, i nuovi incarichi professionali, i passaggi di

          livello e, ovviamente, le assunzioni. Se poi qualcuno va in pensione «i dipendenti in
          forza – ammonisce Parolin – non mancheranno di farsi generosamente carico [...] delle
          attività non più svolte dai colleghi».  Ma siamo ancora assai lontani dalla meta. «Ah
          come vorrei una Chiesa povera per i poveri», aveva detto senza ingenuità Francesco il
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