Page 65 - Peccato originale
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può essere sospettato dell’omicidio e chi, da questo, può
aver tratto vantaggi.
Questo capitolo vuole approfondire un tema rimasto in
gran parte inesplorato: che situazione incontrò papa
Luciani fin dal primo giorno del suo pontificato? Fino a
che punto la rete di Marcinkus aveva conquistato i sacri
palazzi? E ancora, su quali coperture e quali connivenze
poteva contare all’interno del Vaticano, tra potenti
cardinali e alti prelati? Grazie a una documentazione
inedita interna allo Ior, che qui è resa pubblica per la
prima volta, racconteremo di un’impressionante ragnatela
di flussi di denaro che permeava la curia fino ai suoi gradi
apicali. Il filo del denaro sporco di Marcinkus ci porterà
addirittura nelle camere del predecessore di Luciani, papa
Paolo VI, e offrirà una risposta decisiva alle tante
domande rimaste inevase sulla morte di uno dei pontefici
più amati di sempre, proprio alla vigilia del quarantesimo
anniversario della sua scomparsa e della probabile
prossima beatificazione.
Il nostro racconto comincia qualche anno prima, nella
primavera del 1972, quando Albino Luciani, all’epoca
patriarca di Venezia, viene ricevuto in Vaticano dal
presidente dello Ior Marcinkus.
«Lo faccia accomodare.» Il dominus incontrastato della
banca del papa chiede alla sua segretaria, la taciturna
Maria Vittoria Marigonda, di far entrare l’illustre ospite
che in sala d’attesa iniziava a spazientirsi. Albino Luciani
aveva varcato il portone del torrione Niccolò V, l’antica
sede dell’istituto bancario, già quaranta minuti prima,
salendo a passo veloce la scala sino all’ufficio del
presidente. Con lui ci sono due accompagnatori: il
segretario e un amico veneziano. Luciani è pieno
d’inquietudine. Lo colpisce, in particolare, un aspetto che
si rivelerà decisivo nel suo imminente e brevissimo
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