Page 59 - Peccato originale
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dell’inchiesta. A iniziare dal percorso che la procura stava
facendo con la stessa Sabrina Minardi. Impaurita, da quel
momento la donna comincia a rendere dichiarazioni non
credibili, cambiando più volte versione, e rendendosi così
inaffidabile. La divulgazione dei suoi racconti mette in
allerta anche tutti gli appartenenti alla banda della
Magliana che potevano sapere qualcosa sulla scomparsa
della studentessa, che cominciano a stare attenti a come
parlano al telefono e a prepararsi le risposte prima delle
convocazioni in procura. Con un’ulteriore coincidenza:
questa fuga di notizie è contestuale al cambio di gestione
del fascicolo d’indagine sul sequestro e l’omicidio Orlandi.
Proprio il primo luglio 2008, infatti, l’allora coordinatore
dell’inchiesta Italo Ormanni cederà il caso a Giancarlo
Capaldo.
Il suo lavoro aveva rappresentato indiscutibilmente un
momento di rottura. Si era aperta una strada, Sabrina
Minardi avrebbe potuto favorire e incoraggiare altre
collaborazioni, ma quella porta si chiuse. Come nel 2012 si
chiuderà bruscamente la trattativa con la Santa sede.
Questa inchiesta non s’ha da fare
Errori, depistaggi, fughe di notizie per zittire pentiti e
insieme l’impenetrabile omertà curiale portano nel 2015
l’inchiesta su un binario morto.
Il procuratore capo Pignatone, ricevuti tutti gli esiti
delle perizie scientifiche sulle ossa di Sant’Apollinare,
senza che fosse emerso nulla di significativo, il 14 aprile
2015 fissa in procura una riunione con tutti i magistrati
che seguono il caso, per decidere quali azioni
intraprendere. È un momento decisivo. Da quanto si può
oggi ricostruire di quell’incontro riservato, davanti agli
inquirenti si prospettavano tre scenari: proseguire le
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