Page 319 - Peccato originale
P. 319
10 Gotti Tedeschi collabora all’enciclica insieme ad altri laici scelti sempre da
Ratzinger. Tra questi, il professor Stefano Zamagni.
11 Rileggendo oggi alcuni passi di quell’enciclica si capisce perché Benedetto
XVI abbia scelto Gotti Tedeschi come consigliere e, soprattutto, quale radicale
cambiamento abbia voluto imporre nel rapporto tra Chiesa, potere e denaro.
Questo brano ben inquadra il pensiero di Ratzinger sul capitale:
«La corruzione e l’illegalità sono purtroppo presenti sia nel comportamento
di soggetti economici e politici dei paesi ricchi, vecchi e nuovi, sia negli stessi
paesi poveri. A non rispettare i diritti umani dei lavoratori sono a volte grandi
imprese transnazionali e anche gruppi di produzione locale. Gli aiuti
internazionali sono stati spesso distolti dalle loro finalità, per irresponsabilità
che si annidano sia nella catena dei soggetti donatori sia in quella dei fruitori.
Anche nell’ambito delle cause immateriali o culturali dello sviluppo e del
sottosviluppo possiamo trovare la medesima articolazione di responsabilità. Ci
sono forme eccessive di protezione della conoscenza da parte dei paesi ricchi,
mediante un utilizzo troppo rigido del diritto di proprietà intellettuale,
specialmente nel campo sanitario. Nello stesso tempo, in alcuni paesi poveri
persistono modelli culturali e norme sociali di comportamento che rallentano il
processo di sviluppo».
12 Il comitato era formato da altri tre banchieri: Massimo Ponzellini,
Pellegrino Capaldo e Carlo Fratta Pasini.
13 Era stato il suo predecessore, il cardinale americano Edmund Casimir
Szoka, ad affidarsi a questi broker che prima della crisi avevano spinto sugli
investimenti negli Stati Uniti. Szoka credeva nel dollaro e negli investimenti
azionari americani. I due fondi si trovarono così sovraesposti sui mercati
americani e con il dollaro. Una situazione che precipitò quando nel 2007 i titoli
finanziari collassarono sotto la gestione di Goldmans Sachs, BlackRock e Ubs.
14 Le basi del cambiamento erano già state poste il 29 dicembre 2000 con la
firma della Convenzione monetaria tra lo Stato della Città del Vaticano e per
esso la Santa sede e la Repubblica italiana, per conto della Comunità europea,
il cui articolo 8 recita: «Lo Stato della Città del Vaticano si impegna a adottare
tutte le misure appropriate, mediante il recepimento diretto o azioni
equivalenti, per attuare gli atti giuridici e le norme Ue elencati nell’allegato alla
presente convenzione, in materia di […] prevenzione del riciclaggio di denaro,
della frode e della falsificazione di mezzi di pagamento».
Il 17 dicembre 2009 il piccolo Stato avrebbe poi firmato una nuova
convenzione con l’Unione europea per assumere l’euro come propria moneta.
Tale atto avrebbe inoltre formalmente impegnato il Vaticano a recepire le
norme europee sugli strumenti finanziari e sulla circolazione del denaro.
Questo però non avviene, e fa ulteriormente lievitare il malumore tra gli
osservatori e i funzionari di Bruxelles.
15 Il ricambio fu esteso al collegio di Sovrintendenza dello Ior, in pratica il
consiglio di amministrazione, che vide avvicendarsi quattro consiglieri.
Entrarono Carl Anderson, responsabile dei Cavalieri di Colombo, un uomo
impenetrabile, l’ex presidente della Deutsche Bank Ronaldo Hermann Schmitz,
con influenti rapporti nel vecchio continente, il banchiere spagnolo Manuel
Soto Serrano e l’italiano Giovanni De Censi, al vertice del Credito Valtellinese.
16 Professore di diritto bancario, avvocato cassazionista, consulente di Banca
322