Page 222 - Peccato originale
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No, a un certo punto il monsignore andava a dormire e
non lo vedevi più.
Il giorno dopo cosa accadeva?
Niente, sveglia alle 6.20, preghiera alle 6.40 e tutti
facevano finta di nulla, a iniziare dalla vittima, dal
carnefice, da me che mi chiudevo in me stesso. Non c’era
mai tempo. Alle sette apriva la basilica di San Pietro,
dovevamo preparare la sagrestia e alcuni servivano messa.
Avevo paura.
La vittima aveva dei benefici per il fatto di sottostare a
queste vessazioni sessuali?
No, Paolo durante il giorno era come odiato da
Antonio, e anche da un monsignore che se la prendeva
spesso con lui, umiliandolo.
Antonio l’ha mai minacciata? Le diceva: «Tu non devi dir
niente, fatti i fatti tuoi!»?
No, non me l’ha detto, però era una cosa scontata,
implicita.
Ci sono altre persone come lei testimoni?
Nella stanza eravamo noi tre ma Paolo si era confidato
con due sacerdoti, loro stessi me l’hanno detto, si tratta di
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don X e don Y. Quest’ultimo tra l’altro ha provato a
denunciare questi fatti ai superiori ma è stato trasferito.
Quando lei entrò in preseminario aveva tredici anni.
C’era già una sessualità tra i chierichetti, si parlava
magari di ragazze o di ragazzi in confidenza?
Sì, ma era una cosa che non si poteva dire in giro… È
successo che magari qualcuno avesse stretto una relazione
a scuola, magari aveva la ragazza – anche se era difficile
perché noi non potevamo nemmeno uscire da quel
seminario –, ma non si poteva dire, era vista come una
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