Page 227 - Peccato originale
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Nord della Polonia non c’era futuro per me. Aspiravo a
cose molto alte e così sono venuto qua, ho imparato
l’italiano da solo, senza l’aiuto di nessuno. Credevo nella
Chiesa perché credevo in Dio, e la Chiesa, se uno ci crede,
è corpo mistico di Cristo. Invece non mi aspettavo di
trovare questa faccia molto umana, troppo umana.
Addirittura me lo ha detto una mia insegnante di italiano
con la quale mi sono confidato negli anni. Lei ha riassunto
tutta questa storia in una frase: «Tu hai visto l’uomo»,
cioè ho potuto vedere come funziona veramente. Quando
ero lì ho capito in fretta come funzionava. Già da piccolo
mi chiedevo: ma per lavorare in segreteria di Stato non
serve credere in Dio? No, non c’entra nulla, ma proprio
niente, c’è solo politica, potere, con queste persone che
vanno a dire messa alla mattina e la sera vanno alla Mucca
Assassina [discoteca gay di Roma, nda].
Perché le hanno rovinato la vita?
Dopo che ho denunciato questi fatti, mi hanno
mandato via. Lo ricorderò per tutta la vita: ero al quarto
anno di liceo – ultimo giorno di scuola –, contento per i
voti, tutti otto, nove e dieci. Li avevo ricevuti con impegno
e dedizione all’istituto pontificio Sant’Apollinare, che
frequentavo ogni giorno dopo aver preparato le vesti in
sagrestia e fatto colazione. Quel giorno avevo ultimato le
valigie per andare in vacanza e riabbracciare finalmente i
miei genitori in Polonia, quando è arrivato il monsignore e
sulla porta della camera mi ha squadrato e detto: «Tu non
devi più tornare». Per me è stato un grande choc, dove
dovevo andare? Io volevo studiare e finire la scuola.
Tornare per sempre in Polonia sarebbe stato come buttare
via tutti gli anni di liceo, cosa che non volevo fare. Anche
perché sapevo benissimo – e mi è stato pure confermato –
che ero stato mandato via perché avevo aperto bocca.
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