Page 181 - Peccato originale
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segretario di Stato. Quando filtra a palazzo apostolico
l’indiscrezione dell’esistenza di questa missiva, in molti
dubitano che il cardinale risponda. Gabriele teme che
l’uomo sia poco o per nulla informato della vicenda, dato
che Parolin in quel periodo è lontano, nunzio apostolico in
Venezuela. Dopo mesi di silenzio, dalla segreteria di Stato
parte una telefonata per fissare un incontro tra i due.
Da anni non ho più modo di parlare con l’ex
maggiordomo di Benedetto XVI, ma immagino la sua gioia
di fronte alla possibilità di incontrare il segretario di Stato
e riconciliarsi definitivamente con un mondo, quello
curiale, che nel frattempo, grazie a papa Francesco, stava
sensibilmente cambiando. Gabriele in Vaticano ci ha
vissuto, ha visto la moglie partorire i suoi figli, si è sentito
un vero «servitore della Chiesa», come soleva ripetermi.
Pochi gli amici rimasti. Alcuni porporati, certo, come il
cardinale Paolo Sardi, che l’ha sempre difeso, ben
conoscendo la sua trasparenza.
L’incontro con Parolin è proficuo. In segreteria di Stato
non passa inosservato il modo in cui il cardinale veneto ha
esercitato la sua sapiente arte diplomatica, cercando di
conoscere nel profondo Gabriele, per capire quanto
accadde negli ultimi anni del pontificato di Ratzinger.
Poche, mirate domande. Facile ipotizzare che il colloquio
si sia concluso con l’auspicio che l’ex maggiordomo
potesse tornare in Vaticano. Parolin sonda, si muove nei
sacri palazzi. Con Benedetto XVI intercede Ingrid Stampa,
amica e fidata collaboratrice del papa emerito. Anche il
sostituto presso la segreteria di Stato, cardinale Wells,
cerca di aiutare Gabriele, ma le resistenze non mancano, a
iniziare da quelle di Becciu e Giani. C’è chi teme che una
sua riammissione suoni come uno sgarbo nei confronti di
Ratzinger. Ancora una volta, sarà proprio quest’ultimo a
stupire tutti, affermando in segreteria di Stato che ogni
uomo ha diritto a una seconda possibilità. Poche parole,
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