Page 15 - Peccato originale
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il segretario di Stato Tarcisio Bertone, sia con l’influente
assistente personale di Benedetto XVI, monsignor Georg
Gänswein. Quanto sta per accadere ha pochi precedenti
nella storia del Vaticano. A oggi ancora nessuno lo ha
potuto raccontare.
Sguardo sfuggente, mani giunte come suo solito, passi
brevi ma rapidi, il monsignore congeda il collaboratore
che lo accompagna e s’infila nella sala. Probabilmente sta
pensando all’insidiosa domanda rivoltagli poche
settimane prima proprio dall’uomo che sta per incontrare.
Così ripercorre ogni singola parola scelta come risposta.
Una risposta indispensabile per perfezionare quello che,
tra i pochissimi che ne sono a conoscenza nei sacri palazzi,
già soprannominano «il contratto». Già, il contratto, una
sorta di accordo, frutto di una trattativa riservata tra due
Stati: l’Italia, con la procura di Roma, da una parte e il
Vaticano dall’altra, con un rappresentante della segreteria
di Stato. Al centro di tutto c’è una questione assai delicata,
rimasta da sempre irrisolta: la scomparsa e il probabile
omicidio di Emanuela Orlandi.
L’ospite si fa attendere ancora qualche minuto per poi
essere annunciato dall’arrivo all’ingresso di un paio di
uomini di scorta armati di beretta calibro 9, angeli custodi
che lo seguono in ogni spostamento ma che oggi
rimarranno fuori. Il confronto deve avvenire solo a due,
come prestabilito. È la seconda volta che il monsignore
incontra a quattr’occhi il suo interlocutore. Sarà anche
l’ultima, ma in quel pomeriggio di febbraio del 2012
nessuno dei due può ancora saperlo né immaginarlo. A
pochi metri, nell’adiacente cortile del Belvedere, un
crocchio di tonache nere confabula a bassa voce indicando
con fugaci sguardi l’uomo in completo blu scuro che sta
guadagnando l’ingresso dell’edificio che ospita la
biblioteca.
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