Page 77 - Io vi accuso
P. 77
Il verdetto finale
Il caso di Francesca
Vorrei concludere questa parte con un episodio particolarmente
significativo che riflette in modo eloquente tutto quello che abbiamo
raccontato finora e illustra al meglio come il sistema bancario possa
arrivare a maltrattare qualcuno dopo essersene servito e averlo
dissanguato. Io ho vissuto la vicenda da protagonista, conosco dunque i
retroscena e ho, condizione per me ormai imprescindibile, le prove di ciò
che sto per raccontare.
È il 2007. La Bufra srl (nome di fantasia) è una piccola azienda che si
occupa dell’organizzazione di grandi eventi: convention per Telecom,
Olivetti, e altre grandi multinazionali. A un certo punto Francesca – questo
il nome dell’amministratore nonché soggetto economico della società –,
vista l’amicizia di un suo parente con il direttore generale della banca per
cui lavoro, entra in contatto diretto con il top management. Ricordo
benissimo il momento in cui ricevo la telefonata dalla sede centrale di
Bologna. Stavo giocando a calcetto ma avevo lasciato il cellulare acceso a
bordo campo, in caso di chiamate urgenti.
E in effetti quella telefonata era piuttosto importante: dall’altro capo il
direttore Sud Italia dell’istituto mi dice: «Imperatore, domani mattina
viene da te la signora Francesca della Bufra srl. Mettiti a sua disposizione
perché lei sarà l’organizzatrice di tutte le nostre convention aziendali per i
prossimi dieci anni». Mi dice inoltre di predisporre per lei uno scoperto di
conto corrente di 200.000 euro entro dodici ore, cioè entro l’orario
dell’appuntamento. Guardo l’orologio: le sette e mezzo del pomeriggio. Gli
uffici sono chiusi già da un pezzo. Lascio perdere la partita e corro a farmi
una doccia, poi schizzo in banca per cominciare una procedura alquanto
anomala: fino a quel momento non c’era alcun elemento di giudizio