Page 82 - Io vi accuso
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Vivere senza banca si può
Lo scenario del credito italiano
La situazione è nera. Tirando le somme su quanto descritto nella prima
parte di questo libro sembra difficile immaginare, allo stato attuale, una
prospettiva in cui le banche riaprano i rubinetti del credito ai «normali»
correntisti e ai piccoli imprenditori. Anzi, è probabile che la «stretta» – in
particolare la richiesta di rientro di quanto già prestato – subirà
un’ulteriore impennata.
Le motivazioni sono presto spiegate. Intanto, la liquidità elargita dalla
Bce agli istituti andrà in minima parte alle imprese: l’aumento dei crediti in
sofferenza oscilla tra il 20 e il 30 per cento l’anno, il che significa che è
sempre più difficoltoso per gli istituti riprendersi quanto anticipato,
pertanto di ulteriori prestiti non se ne parla. Le poche «fortunate» aziende
che godranno dei benefici della Banca centrale europea saranno quelle
reputate – secondo il rigido rating imposto da Basilea – assolutamente
sicure e sane: un 20-25 per cento del totale. Davvero molto poche. Questo
spiega l’aumento vertiginoso dello «stato di crisi» e dei fallimenti aziendali
e la crescente domanda, da parte soprattutto delle piccole imprese, di
ristrutturazione del debito. A tutto questo si aggiunge un mercato interno
poco reattivo, il calo della fiducia e gli interessi sui prestiti superiori del 2-3
per cento rispetto a quelli pagati dalle piccole imprese in Germania o in
Francia. Inoltre i flussi di denaro serviranno ai colossi del credito per
continuare a sistemare i loro disastrati bilanci, ulteriormente aggravati
dall’acquisto di 40 miliardi del debito pubblico greco. Insomma,
l’ottimismo decantato dal governo Renzi è pura fantasia. Come se non
bastasse, le banche, con la loro incapacità di leggere le reali esigenze delle
imprese, ci mettono un ulteriore carico da novanta: i nuovi finanziamenti
saranno erogati verso investimenti fissi, tipicamente industriali, per