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Vivere senza banca si può



























          Lo scenario del credito italiano



          La  situazione  è  nera.  Tirando  le  somme  su  quanto  descritto  nella  prima
          parte  di  questo  libro  sembra  difficile  immaginare,  allo  stato  attuale,  una
          prospettiva  in  cui  le  banche  riaprano  i  rubinetti  del  credito  ai  «normali»

          correntisti e ai piccoli imprenditori. Anzi, è probabile che la «stretta» – in
          particolare  la  richiesta  di  rientro  di  quanto  già  prestato  –  subirà
          un’ulteriore impennata.
              Le  motivazioni  sono  presto  spiegate.  Intanto,  la  liquidità  elargita  dalla
          Bce agli istituti andrà in minima parte alle imprese: l’aumento dei crediti in

          sofferenza  oscilla  tra  il  20  e  il  30  per  cento  l’anno,  il  che  significa  che  è
          sempre  più  difficoltoso  per  gli  istituti  riprendersi  quanto  anticipato,
          pertanto di ulteriori prestiti non se ne parla. Le poche «fortunate» aziende

          che  godranno  dei  benefici  della  Banca  centrale  europea  saranno  quelle
          reputate  –  secondo  il  rigido rating  imposto  da  Basilea  –  assolutamente
          sicure e sane: un 20-25 per cento del totale. Davvero molto poche. Questo
          spiega l’aumento vertiginoso dello «stato di crisi» e dei fallimenti aziendali
          e  la  crescente  domanda,  da  parte  soprattutto  delle  piccole  imprese,  di

          ristrutturazione del debito. A tutto questo si aggiunge un mercato interno
          poco reattivo, il calo della fiducia e gli interessi sui prestiti superiori del 2-3
          per  cento  rispetto  a  quelli  pagati  dalle  piccole  imprese  in  Germania  o  in

          Francia.  Inoltre  i  flussi  di  denaro  serviranno  ai  colossi  del  credito  per
          continuare  a  sistemare  i  loro  disastrati  bilanci,  ulteriormente  aggravati
          dall’acquisto  di  40  miliardi  del  debito  pubblico  greco.  Insomma,
          l’ottimismo  decantato  dal  governo  Renzi  è  pura  fantasia.  Come  se  non
          bastasse, le banche, con la loro incapacità di leggere le reali esigenze delle

          imprese, ci mettono un ulteriore carico da novanta: i nuovi finanziamenti
          saranno  erogati  verso  investimenti  fissi,  tipicamente  industriali,  per
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