Page 76 - Io vi accuso
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strategia da parte dell’istituto è evidente: la banca a quel punto emette una

          delibera con tutte le richieste avanzate dal direttore.
              Viene  «ordinato»,  previo  versamento  di  10.000  euro,  di  rinegoziare  il
          mutuo a vent’anni con un tasso di interessi del 7 per cento, quando quello

          medio del periodo (calcolato da Bankitalia) era del 3,5 per cento, con una
          rata fissa di 1419 euro al mese.  Ma come?  La coppia non era in grado di
          pagare una rata di 1324 euro e ora se ne ritrova una ancora più esosa? Era
          stata fatta la giusta analisi della situazione economico-reddituale dei due?
          O la banca per l’ennesima volta era responsabile dell’esercizio di un potere

          discrezionale  e  tecnicamente  errato  nella  concessione  di  un  credito?
          Proprio  a  causa  di  quel  tasso  folle  d’interessi  la  banca  incappa,  come
          certifica la successiva perizia giurata, anche nel reato di usura.

              Finisce  così?  Macché.  A  giugno  del  2014,  «a  seguito  delle  enormi
          pressioni subite da parte del direttore [continua l’estorsione e la violenza
          privata, nda], chiediamo al laboratorio di analisi di farci un prestito a titolo
          di  anticipo  sul  Tfr  (Trattamento  di  fine  rapporto)  di  mio  marito  per
          l’importo  richiesto  dalla  banca  di  10.000  euro,  con  i  quali  ancora  non

          abbiamo  capito  cosa  dovevamo  coprire:  se  la  quota  capitale  delle  rate
          arretrate, gli interessi, le more o cos’altro. Tutto questo solo per salvare la
          nostra  attività»  racconta  Rossana  con  le  lacrime  agli  occhi.  Il  13  ottobre

          2014,  però,  l’istituto  spedisce  alla  coppia  una  lettera  in  cui  si  chiede
          testualmente,  nonostante  il  versamento  dei  10.000  euro  appena  fatto,  di
          «restituire entro cinque giorni i 23.000 euro».  Inoltre, «il debito residuo
          del mutuo non era più, in base agli ultimi rendiconti, di 183.000 bensì di
          201.000 euro» aggiunge Rossana. Assurdo. L’attacco della banca prosegue:

          «Il 25 novembre 2014 ci vediamo segnalati a “sofferenza” in Centrale rischi
          con le dovute conseguenze sia per noi che per il laboratorio di cui, dopo una
          serie di rassicurazioni date, ero ancora amministratore» conclude Aldo, al

          quale,  proprio  per  via  della  nuova  segnalazione,  viene  negato  un  altro
          mutuo in un istituto terzo. Questa storia per ora finisce con le dimissioni di
          Aldo  dal  consiglio  di  amministrazione  del  laboratorio  e  con  la  denuncia
          penale (usura, estorsione e violenza privata) e civile (usura e risarcimento
          del danno) innanzi al  Tribunale di  Avellino.  Per avere giustizia bisognerà

          ancora aspettare e chissà se qualcuno mai, oltre alla coppia, pagherà.
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