Page 60 - Io vi accuso
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bancaria da un’altra banca locale, presso cui aveva un fido di scoperto di
conto corrente per totali 150.000 euro, e senza preavviso gli viene chiesto il
rientro totale con scadenza entro dieci giorni». Non serve un genio a capire
che si tratti di una richiesta impossibile da soddisfare soprattutto in un
lasso di tempo così ristretto. «Il giorno in cui il direttore ci ha imposto di
restituire i soldi, entravo nel nono mese di gravidanza: quella notizia per
me ha avuto conseguenze drammatiche, sia fisiche che psicologiche» mi
confessa la donna.
I soldi non ci sono, l’azienda non gira come dovrebbe, la tensione in casa
sale di giorno in giorno. Da parte sua l’istituto non ha pietà e mostra il
peggio di sé. Minaccia di procedere con la segnalazione di insolvenza
sull’unica fonte di reddito famigliare, ovvero Patrizia, che da lì a pochi
giorni sarebbe andata in ospedale a partorire. «Il mio reddito certificato
allora era di 13.000 euro l’anno. Avevo appena cominciato la professione,
non avevo un grande giro di clienti. Ero a pezzi. Neanche l’idea di mettere
al mondo mia figlia riusciva a rasserenarmi.» E quindi? Semplice: un altro
mutuo caricato sulle spalle della donna sempre con ipoteca sulla casa. «Nel
febbraio del 2011 mi viene erogato un finanziamento in dieci anni di
150.000 euro con rata di 1500 euro mensili» mi racconta Patrizia.
Avete capito bene: con un reddito di circa 1083 euro al mese lei, e
un’impresa a pezzi, quella del marito, i due si trovano a pagarne 1500 di
finanziamento. Un’evidente concessione abusiva del credito. Ma così è: la
coppia non vuole mollare e accetta la proposta assurda di questa seconda
banca. Nel 2013, a giugno, arriva un’altra doccia fredda: Patrizia e il marito
si separano. Ma attenzione, perché la separazione consensuale incorpora il
riconoscimento di tutti i debiti, anche extrabancari, contratti direttamente
o tramite garanzia prestata; parliamo di oltre 500.000 euro, una cifra
pazzesca. «Ho chiesto, come previsto dalla legge, una sospensiva totale sia
in parte quota capitale sia in parte quota interessi per tutte le posizioni di
mutuo esistenti presso tutti gli istituti di credito.» Sospensiva concessa
fino al dicembre del 2014, da parte della prima banca, e fino al gennaio del
2015 dalla seconda. Nel frattempo Patrizia mette in vendita l’abitazione con
il benestare di entrambi gli istituti conferendo il mandato esclusivo a
un’agenzia immobiliare di Trento. «In seguito ho chiesto di inserire
l’annuncio anche sul sito della società immobiliare ad hoc della prima
banca» prosegue il racconto della donna.
A questo punto la realtà supera la fantasia. Nel febbraio del 2014,
«facendo seguito all’azione di recupero credito avviata nei confronti del
mio ex marito, la cassa rurale mi convoca quale garante prestatore di
fideiussione per altri due contratti di mutuo siglato dal mio ex coniuge nel
2012 per un totale di 70.000 euro, della cui insolvenza io non sapevo