Page 55 - Io vi accuso
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commissione,  agli  agenti  immobiliari  che  avevano  fornito  la  nuova

          clientela e una ghiotta opportunità di guadagno: una «gabella» che ricadeva
          puntualmente  sul  cliente  ignaro  di  tutto.  Denaro  ne  girava  tanto  e
          soprattutto  vigeva  una  regola  ben  precisa,  puntualmente  ribadita  in  ogni

          riunione plenaria indetta dal top management: trattate con i guanti bianchi
          gli agenti immobiliari perché ci fanno fare i quattrini veri! Soldi a palate,
          certo, perché quando parliamo di un prestito tutti pensano che il guadagno
          sia  esclusivamente  sull’erogazione  del  finanziamento  ma  non  è  così,  la
          partita era assai più grossa.

              Perché  in bundling,  cioè  in  abbinamento,  con  il  mutuo  si  dovevano
          vendere obbligatoriamente (si faceva capire al correntista che il pacchetto
          era la conditio sine qua non per ottenere il prestito) altri due prodotti assai

          onerosi  per  il  cliente:  un  conto  corrente  su  cui  canalizzare  il  pagamento
          delle rate e una polizza assicurativa a protezione del credito concesso, che
          copriva il rischio di una futura e insufficiente disponibilità economica del
          richiedente  a  causa  di  determinati  imprevisti.  I  più  frequenti,  secondo  la
          banca,  erano  i  «danni  all’appartamento  causati  da  incendio,  esplosioni,

          fenomeni  atmosferici,  decesso  e  invalidità  permanente  del  cliente».
          Lasciando  da  parte  le  calamità  naturali,  di  cui  non  ricordo  alcun  caso,
          quanto  rendeva  la  polizza?  Il  premio  era  calcolato  in  termini  percentuali

          (mediamente  lo  0,02  per  cento)  in  base  al  numero  di  anni  del  mutuo  e
          all’importo  erogato.  Supponendo  un  finanziamento  di  250.000  euro  con
          una  durata  decennale  a  un  tasso  del  5  per  cento,  il  richiedente  avrebbe
          dovuto  pagare  una  rata  mensile  di  circa  2600  euro.  A  questi  si
          aggiungevano,  quindi,  6000  euro  –  sempre  in  dieci  anni  –  di  «obolo»

          assicurativo,  che  poteva  essere  saldato  in  un’unica  tranche  oppure  in
          versamenti mensili per un totale, restando al nostro esempio, di 2650 tra
          mutuo e polizza. E alla banca quanto veniva retrocesso dalla compagnia di

          assicurazione (quasi sempre controllata dalla banca stessa)? Circa il 30 per
          cento di quei 6000 euro: ossia 1800 euro. Con questo giro di soldi erano
          tutti sistemati: l’istituto, grazie alla vendita dei prodotti accessori, copriva
          anche la retrocessione sul mutuo; gli agenti guadagnavano e il correntista
          pagava due volte.
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