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Exxon, Dubai e tante consulenze


             Oltre a quello sulla gestione della fondazione, sono decine gli
          allarmi rossi lanciati dai revisori sull’ospedale fondato nel 1924 sul

          colle del Gianicolo, e da allora considerato una struttura vaticana
          extraterritoriale. Uno status che permette alla Santa Sede di non
          pagare tasse, nonostante i suoi introiti derivino quasi

          esclusivamente dal Servizio sanitario nazionale e da alcune leggi ad
          hoc che lo gratificano con decine di milioni l’anno. Sempre soldi
          pubblici, naturalmente. Non è tutto: i revisori puntano il dito su
          alcune attività commerciali che sarebbero “non coerenti” con la
          missione originaria dell’ospedale, descrivono le enormi risorse

          finanziarie accumulate su alcuni conti del Bambin Gesù aperti allo
          Ior e all’Apsa, sottolineano l’eccessivo ammontare (centinaia di
          migliaia di euro) di consulenze per progetti mai realizzati,

          accendendo fari persino su donazioni (oltre alla fondazione anche
          l’ospedale ne riceve a carrettate, erano 3,6 milioni solo nel 2012)
          arrivate nel 2011, nel 2012 e nel 2013 da banche estere,
          movimentazioni che poi sono state inviate all’Aif per ulteriori
          controlli.

             Colpiscono, poi, gli investimenti azionari. Davvero sorprendenti:
          se papa Francesco se la prende spesso e volentieri contro “il
          capitalismo selvaggio che ha insegnato la logica del profitto a ogni

          costo, del dare per ottenere, dello sfruttamento senza guardare alle
          persone”, il Bambin Gesù ha investito anche in azioni della Exxon, la
          multinazionale del petrolio costretta negli anni passati a pagare
          miliardi di dollari di multe per frodi finanziarie e disastri ecologici
          come quello della nave Exxon Valdez in Alaska, e in titoli della Dow

          Chemical, colosso americano del settore chimico finito in varie
          inchieste per incidenti gravi. Aziende con etica sociale
          apparentemente assai lontana da quella propugnata dalla Santa

          Sede. Per la cronaca, il nosocomio vaticano ha comprato anche titoli
          della Baxter, della Pepsi e della 3M.
             Il business dell’ospedale pediatrico, eccellenza assoluta nel
          panorama nazionale, è enorme: i ricavi toccano i 270 milioni di euro
          l’anno, di cui 184 vengono dalla Regione Lazio e dal Servizio

          sanitario nazionale, e altri 80 da una norma inserita nella legge di
          Stabilità dal 2005 che prevede l’elargizione all’ospedale di 50
          milioni di euro l’anno, a cui si sono aggiunti 30 milioni
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