Page 129 - Avarizia
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Exxon, Dubai e tante consulenze
Oltre a quello sulla gestione della fondazione, sono decine gli
allarmi rossi lanciati dai revisori sull’ospedale fondato nel 1924 sul
colle del Gianicolo, e da allora considerato una struttura vaticana
extraterritoriale. Uno status che permette alla Santa Sede di non
pagare tasse, nonostante i suoi introiti derivino quasi
esclusivamente dal Servizio sanitario nazionale e da alcune leggi ad
hoc che lo gratificano con decine di milioni l’anno. Sempre soldi
pubblici, naturalmente. Non è tutto: i revisori puntano il dito su
alcune attività commerciali che sarebbero “non coerenti” con la
missione originaria dell’ospedale, descrivono le enormi risorse
finanziarie accumulate su alcuni conti del Bambin Gesù aperti allo
Ior e all’Apsa, sottolineano l’eccessivo ammontare (centinaia di
migliaia di euro) di consulenze per progetti mai realizzati,
accendendo fari persino su donazioni (oltre alla fondazione anche
l’ospedale ne riceve a carrettate, erano 3,6 milioni solo nel 2012)
arrivate nel 2011, nel 2012 e nel 2013 da banche estere,
movimentazioni che poi sono state inviate all’Aif per ulteriori
controlli.
Colpiscono, poi, gli investimenti azionari. Davvero sorprendenti:
se papa Francesco se la prende spesso e volentieri contro “il
capitalismo selvaggio che ha insegnato la logica del profitto a ogni
costo, del dare per ottenere, dello sfruttamento senza guardare alle
persone”, il Bambin Gesù ha investito anche in azioni della Exxon, la
multinazionale del petrolio costretta negli anni passati a pagare
miliardi di dollari di multe per frodi finanziarie e disastri ecologici
come quello della nave Exxon Valdez in Alaska, e in titoli della Dow
Chemical, colosso americano del settore chimico finito in varie
inchieste per incidenti gravi. Aziende con etica sociale
apparentemente assai lontana da quella propugnata dalla Santa
Sede. Per la cronaca, il nosocomio vaticano ha comprato anche titoli
della Baxter, della Pepsi e della 3M.
Il business dell’ospedale pediatrico, eccellenza assoluta nel
panorama nazionale, è enorme: i ricavi toccano i 270 milioni di euro
l’anno, di cui 184 vengono dalla Regione Lazio e dal Servizio
sanitario nazionale, e altri 80 da una norma inserita nella legge di
Stabilità dal 2005 che prevede l’elargizione all’ospedale di 50
milioni di euro l’anno, a cui si sono aggiunti 30 milioni