Page 101 - Avarizia
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di presunti “tesoretti” nascosti fuori il bilancio della Santa Sede, ma

          resta un obiettivo facile per lo scandalo dei preti pedofili australiani.
             “Su Pell, Bergoglio ha preso un granchio colossale”, è il refrain
          ripetuto all’ombra delle sacre mura. “L’avevamo avvertito subito

          dell’inchiesta sulla pedofilia in Australia. Lui ha fatto di testa sua.
          Così, mentre da un lato il papa ha fatto arrestare l’ex nunzio polacco
          Józef Wesolowski accusato di pedofilia [poi deceduto a fine agosto
          del 2015] abbiamo Pell che paragona i preti maniaci ai camionisti
          che molestano le autostoppiste. È imbarazzante.”

             L’ex vescovo di Melbourne e di Sydney (che Bergoglio ha voluto
          prima dentro il C9 – il gruppo dei “magnifici” chiamati a consigliare
          il pontefice nel governo della Chiesa universale – poi come prefetto

          del nuovo superministero che gestirà tutte le finanze vaticane)
          nell’agosto del 2014 è stato interrogato dalla Commissione
          d’inchiesta creata dal governo di Canberra per indagare su migliaia
          di casi di abusi sessuali su bambini perpetrati da sacerdoti,
          ecclesiastici e altri soggetti come maestri di scuola e professionisti.

          Pell è infatti da tempo nel mirino dei giudici per alcune decisioni
          prese quando era arcivescovo, e per lo schema di risarcimenti da lui
          introdotto a partire dal 1996, il cosiddetto “Melbourne Response”,

          che stabilì un protocollo con cui la diocesi doveva affrontare ogni
          caso di pedofilia gli si profilava davanti.
             “In realtà si trattava di un sistema progettato per controllare le
          vittime, contenere gli abusi e proteggere la Chiesa,” ha spiegato la
          ricercatrice e editorialista Judy Courtin, che insieme a molti altri

          osservatori considera le azioni di Pell volte – più che ad aiutare i
          sopravvissuti – a “minimizzare i reati, occultare la verità,
          manipolare, intimidire e sfruttare le vittime”. Di certo uno studio di

          un avvocato australiano, Kieran Tapsell, dimostra che in media le
          famiglie che hanno accettato lo schema di Pell hanno avuto solo 33
          mila dollari australiani (circa 22 mila euro), mentre coloro che
          hanno ottenuto giustizia attraverso i tribunali ordinari hanno
          intascato risarcimenti molto più alti, di circa 382 mila dollari.

             Chiamato a rispondere del suo operato, Pell s’è giustificato
          paragonando i sacerdoti pedofili ad autotrasportatori e la Chiesa a
          un’azienda di tir: “Da un punto di vista legale non credo che una

          compagnia di trasporti possa essere considerata responsabile delle
          azioni dei suoi camionisti”. Una frase che ha choccato le vittime
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