Page 97 - Avarizia
P. 97
nata nello stesso paesino di cui è originario il monsignore. In un
primo momento un altro socio della fortunata società che prende
gratuitamente in gestione la bellezza di ventidue ettari e fabbricati
annessi era Alberto Mattace, un agronomo dipendente del dicastero
Propaganda Fide che fu cooptato nel progetto. Di fatto, però, chi
comanda è il Calcagno con la porpora, che in pochi anni si
costruisce il suo angolo di paradiso.
Nel 2013, però, qualcuno si accorge che Calcagno passa gran
parte del suo tempo fuori le mura tra arnie e orticelli. Così la
prefettura degli Affari economici, che Oltretevere funge da Corte
dei Conti, spedisce una lettera in cui si chiede al cardinale di
descrivere nei dettagli l’iter che ha portato l’Apsa a cedere l’uso
della tenuta, e di spiegare quali sono i rapporti tra il monsignore e i
soci della San Giuseppe. La risposta del presidente è in una lettera
datata 29 maggio 2013: Calcagno si giustifica precisando che dopo
vari tentativi con altre ditte che utilizzavano “la nostra tenuta in
modo improprio”, e “avendo constatato che l’iscrizione diretta alla
Confagricoltura e la conservazione della partita Iva comportava
difficoltà all’Apsa e la esponeva in prima facie, si decise di
accompagnare la costituzione di una società terza”, che ha in
comodato non solo la San Giuseppe ma anche l’Aquafredda.
“Rapporti familiari tra me e Giuseppe Calcagno? Dalle notizie
ricavate dalle lapidi del cimitero di Tramontana non è possibile
risalire al punto di contatto genealogico con l’eventuale capostipite
comune... La ricerca è improba perché a partire dalla fine del
Cinquecento la stragrande maggioranza degli abitanti di
Tramontana era classificata come Calcaneus de Calcaneis.” Il
monsignore evita di ricordare che il probabile e lontano parente è
sposato con una sua cugina, e che inoltre non aveva mai lavorato in
agricoltura. Scopriamo dalle visure della Camera di Commercio che
Giuseppe Calcagno era invece stato assunto in una società
(l’Immobiliare Aurelia) controllata al cento per cento dall’Istituto
centrale per il sostentamento del clero, di cui il presule Calcagno è
stato presidente.
Oggi, mentre gli agronomi lavorano, il cardinale si diletta facendo
l’apicultore e coltivando piantine aromatiche. “A scuola mi piaceva
la matematica,” ha spiegato anni fa in un’intervista alla “Stampa”.
“Dopo la morte prematura di mio padre, mia madre mi consegnava